Game of Thrones, la recensione del season finale: Mother’s Mercy

Game of Thrones, la recensione del season finale: Mother’s Mercy

Di Lorenzo Pedrazzi


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Mother’s Mercy, episodio finale della quinta stagione di Game of Thrones, lascia in sospeso il destino di molti personaggi, e fa discutere il pubblico per un epilogo scioccante…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Arya Stark: Intrufolatasi tra le ragazzine che Ser Meryn Trant tortura per procurarsi piacere, Arya si leva la maschera e gli rivela la sua identità, per poi pugnalarlo agli occhi. Lo colpisce anche all’addome, e infine gli taglia la gola. Arya torna alla Casa del Bianco e del Nero, dove ripone la maschera che aveva rubato, ma Jaqen le dice che non aveva alcun diritto di uccidere Ser Trant (la cui vita apparteneva al Dio dai Mille Volti), né di indossare una delle maschere: non è pronta, poiché non riesce ancora a rinunciare a se stessa. Per restituire al Dio dai Mille Volti quella vita che gli è stata sottratta, Jaqen beve un veleno e muore, ma Arya scopre che il suo volto è una maschera… anzi, molteplici maschere, sotto alle quali c’è anche il suo viso. Jaqen ricompare dietro di lei, e Arya perde la vista.

Stannis Baratheon: Il sacrificio di Shireen sembra aver favorito il disgelo, o almeno così pensa Melisandre, e Stannis ordina al suo esercito di mettersi in marcia per raggiungere Grande Inverno. Scopre però che circa metà degli uomini hanno disertato, portandosi via tutti i cavalli, mentre sua moglie si è impiccata nella foresta. Melisandre fugge via, ma Stannis non ha alcuna intenzione di arrendersi: alla guida dei suoi uomini rimasti, raggiunge Grande Inverno e dispone lo scavo delle trincee per l’assedio, ma il suo sparuto esercito viene massacrato dai Bolton, molto più numerosi e provvisti di cavalli. Stannis sopravvive, e uccide due nemici nella foresta. Accasciatosi contro un albero, ferito, viene raggiunto da Brienne, che aveva giurato di ucciderlo per onorare il suo impegno con Renly. «Avanti, fa il tuo dovere» gli dice Stannis, e Brienne lo colpisce con la spada.

Sansa Stark: Dopo aver acceso un lume nella torre di Grande Inverno (inutilmente, poiché Brienne è andata a caccia di Stannis), Sansa cerca una via di fuga, ma viene bloccata sulle mura del castello da Theon e Myranda, che la tiene sotto tiro con una freccia. Non ha intenzione di ucciderla (sa bene che Ramsay ha bisogno di lei per un erede), ma non si farà problemi a torturarla. Poco prima che scagli la sua freccia, però, Theon l’afferra e la butta oltre il parapetto, uccidendola. Lui e Sansa si prendono per mano e si lanciano dalle mura, nella neve.

Jaime Lannister: A Dorne, il Principe Doran Martel saluta Jaime, Myrcella e suo figlio Trystane, in partenza per Approdo Del Re. Ellaria bacia Myrcella, le chiede perdono e le augura felicità. Bronn promette di tornare a trovare Tyene. Sulla nave, Jamie cerca di spiegare a Myrcella che lui è il suo vero padre, ma lei lo sa già, e dice di esserne orgogliosa. I due si stringono l’uno all’altra, ma il naso di Myrcella comincia a sanguinare, e la ragazza muore fra le braccia di Jamie. A terra, Ellaria prende l’antidoto: le sue labbra erano intrise di veleno.

Daenerys Targaryen: A Meereen, Tyrion, Ser Jorah e Daario Naharis riflettono sul da farsi. Jorah e Daario partono verso nordo per cercare Daenerys, mentre Tyrion dovrà governare la città insieme a Missandei e Verme Grigio. A loro si unisce Varys, che metterà la sua rete di spie al servizio di Tyrion. Nel frattempo, Daenerys si trova a grande disranza da Meereen, in cima a una collina, ma Drogon è stanco e decide di riposare. La Madre dei Draghi scende a valle, dove si ritrova circondata da centinaia e centinaia di Dothraki.

Cersei Lannister: Stremata dalla prigionia, Cersei decide di ammettere di aver commesso adulterio con suo cugino, ma non confessa le altre sue colpe. L’Alto Septon le concede quindi di tornare alla fortezza in attesa del processo, ma prima dovrà compiere il “cammino dell’espiazione”: spogliata dei vestiti, i capelli rozzamente tagliati, Cersei compie il lungo percorso fino alla fortezza, completamente nuda e circondata dal popolo che la deride e la insudicia in ogni modo. Distrutta e sanguinante, Cersei scoppia in lacrime quando raggiunge il castello, ma Qyburn si precipita a soccorrerla. Le presenta il redivivo Gregor Clegane, pronto a spazzare via ogni suo nemico, e negli occhi di Cersei s’infiamma il desidero di vendetta.

Jon Snow: Al Castello Nero, Jon accetta a malincuore che l’amico Sam vada alla Cittadella per diventare un Maestro, accompagnato da Gilly e dal bambino. Poi, Olly si reca nel suo alloggio e gli dice che uno dei Bruti sostiene di aver visto suo zio Benjen, scomparso da tempo. Jon si precipita fuori, ma si ritrova circondato da Ser Alliser e da altri confratelli, che lo trafiggono all’addome mormorando «For the watch». L’ultimo colpo glielo infligge proprio Olly. Jon crolla sulla neve, circondato dal suo sangue, e muore.

6

Dead Snow
Non c’è dubbio che Mother’s Mercy, come The Rains of Castamere, sarà ricordato per la scioccante crudeltà del suo epilogo, dove un personaggio teoricamente intoccabile come Jon Snow trova la morte per mano dei suoi confratelli. Il colpo di scena non è certo sorprendente per chiunque abbia letto i romanzi (A Dance with Dragons si conclude nello stesso modo), ma la serie tv sceglie di evitare ogni ambiguità: è palese che Jon sia morto, l’ultima inquadratura non lascia spazio ad alcuna incertezza, e lo stesso Dan Weiss lo ha confermato in modo chiaro. Al contempo, però, l’arrivo di Melisandre al Castello Nero sembra alludere a un suo potenziale intervento salvifico, e le teorie dei fan riguardo alla discendenza regale di Jon puntano nella stessa direzione. In fondo, abbiamo già visto alcuni personaggi “risorgere” nello show, in particolare Beric Dondarrion e la Montagna. Il fatto, però, è che un’eventuale morte definitiva di Jon costituirebbe la prima vera frattura tra Game of Thrones e il suo pubblico, molto più delle Nozze di Sangue: nella costruzione della serie, sin dalla prima stagione, Jon ha affrontato un graduale percorso formativo che ha rafforzato il suo status di “eroe”, imponendosi – con buona pace dei suoi detrattori – come uno dei personaggi-guida dell’intera avventura, punto di riferimento imprescindibile per il pubblico (insieme a Daenerys e Tyrion). Se consideriamo il suo ruolo al Castello Nero, nel rapporto con i Bruti e nella guerra contro i non-morti (essendo l’unico che prende realmente sul serio questa minaccia), senza di lui molte linee narrative di Game of Thrones rischiano di smarrire la strada, sacrificando gran parte del loro pathos; inoltre, gli spettatori si ritroverebbero senza un eroe da seguire – o magari anche da detestare – e il mistero delle sue radici si dissolverebbe nel nulla. Insomma, è arduo credere che questa sia davvero la fine di Jon Snow, anche perché risulterebbe controproducente per la serie stessa. Comunque, lo scopriremo nelle prossime stagioni (non necessariamente nella sesta).

3

Se il destino di Jon è una conseguenza diretta – per quanto immeritata – delle sue azioni, lo stesso discorso vale anche per Cersei, ma con la differenza che la Regina Madre paga lo scotto del suo cinismo e delle sue macchinazioni crudeli. In questo caso, Benioff e Weiss giocano in territorio ambiguo: da anni speravamo in una giusta punizione per Cersei, ma ora la sua “camminata dell’espiazione” ci lascia attoniti per l’esplicita crudezza della scena, dove la bravissima Lena Headey (con controfigura per i nudi integrali) si espone a un martirio che, sia chiaro, è ben poca cosa rispetto agli orrori sofferti dalle vittime del suo personaggio. Eppure, la condizione umiliante di una donna abituata a farsi temere, a nascondersi dietro all’espressione materialistica del suo potere, non può lasciarci indifferenti; al contrario, cominciamo persino a empatizzare con lei. Sommersa dalla derisione dei cittadini e imbrattata da liquami ributtanti, la Regina Madre sembra sul punto di crollare quando si abbandona al pianto, ma non si spezza, e il suo sguardo giura vendetta. Il redivivo Gregor Clegane, ora trasformato in una specie di imbattibile mostro di Frankenstein, sarà la sua arma per punire i colpevoli. Si conferma così l’ambiguità sopracitata, ed è chiaro che Cersei non imboccherà quel cammino di redenzione già percorso da Jaime: il trauma la renderà ancora più spietata, se possibile, e la morte della povera Myrcella non farà che radicalizzare il suo odio. Come al solito, gli autori hanno piazzato la tragedia nel momento più delicato, senza risparmiarsi il loro consueto sadismo: Myrcella perde la vita proprio fra le braccia di Jaime, nel loro primo (e unico) momento padre-figlia. L’effetto è però artificioso, manca di naturalezza, come se Benioff e Weiss si fossero adagiati su modalità narrative un po’ stereotipate e manieriste.

5

Dal canto suo, Stannis scopre che il sacrificio di Shireen non è servito a nulla, e va incontro a una meritata disfatta. Tutta la sua determinazione e il suo senso dell’onore non valgono certo la vita della figlia (e della moglie che si suicida per il dolore), ma sono destinati a incontrare la lama di Brienne, ancora legata al suo antico giuramento e prontissima a soddisfarlo, nonostante il corpo di Stannis resti fuori campo. Poco distante, Theon scorge finalmente la luce della redenzione quando uccide l’odiosa Myranda prima che faccia del male a Sansa, e si lancia insieme a lei dalle mura di Grande Inverno per fuggire da Ramsay. Scommettiamo che la neve sotto di loro è abbastanza soffice da salvarli?

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Di fatto, Mother’s Mercy è un epilogo che porta alle estreme conseguenze i cliché di ogni season finale: la sorte di quasi tutti i protagonisti rimane in sospeso, tenendoci sulla corda. Arya viene punita per le sue azioni egoistiche, incapace di “annullare” se stessa di fronte alle tentazioni della vendetta (peraltro soddisfatta nel modo più sanguinario). Il Dio dai Mille Volti, però, considera la morte come un dono, non come una ritorsione personale: per questa ragione, la ragazzina viene privata della vista, forse per insegnarle a guardare “oltre”. Nel frattempo, per Daenerys si chiude un cerchio. La sua avventura è cominciata con i Dothraki, e ora sfocia nuovamente nell’incontro con il popolo nomade, mentre Tyrion, Verme Grigio, Missandei e Varys ricevono l’onere di governare Meereen, formando il quartetto più improbabile – ma potenzialmente più fascinoso – dell’intero show. Sarà interessante vedere come Daenerys se la cava lontano dalla corte, ora che le sue esperienze l’hanno resa più forte.

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Insomma, una chiusura tesissima e soddisfacente per una stagione che, fino al terzultimo episodio, ha faticato molto a riprendere le fila della storia, assumendo spesso un carattere incerto e transitorio. Ora, le premesse per il futuro della serie sono piuttosto intriganti, anche se molto dipenderà dal destino di Jon Snow. Personalmente, spero in un suo ritorno.

2

La citazione: «For the watch.»

Ho apprezzato: la scena della “camminata dell’espiazione”; la tensione dell’episodio; l’inedito quartetto alla guida di Meereen; Daenerys fra i Dothraki; la redenzione di Theon.

Non ho apprezzato: la morte di Jon Snow (nel caso si rivelasse definitiva); il manierismo nella scena della morte di Myrcella.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Game of Thrones sul nostro Episode39 a questo LINK.

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