ATTENZIONE: QUESTO ARTICOLO CONTIENE SPOILER SUL FINALE DELLA SERIE!
Mad Men si è concluso pochi giorni fa, quando AMC ha mandato in onda l’ultimo episodio della settima stagione: lo show di Matthew Weiner si è affermato come uno dei prodotti televisivi più intelligenti degli ultimi anni, in grado di esplorare i vizi della società americana e del capitalismo rampante attraverso le vicende di un pubblicitario di Madison Avenue, Don Draper (Jon Hamm), che nel finale sta vagando per gli Stati Uniti alla ricerca di Diana.
Sconvolto per la notizia della malattia mortale che ha colpito Betty, disperato per aver infranto le sue promesse, scandalizzato sua figlia e preso il nome di un altro uomo senza farci niente (come confessa per telefono a Peggy), Don è sull’orlo del suicidio, ma trova conforto in una comune hippy. Qui, incontra una persona che sostanzialmente è l’opposto di lui: si tratta di Leonard (Evan Arnold), uomo senza spiccate qualità, incapace di stabilire legami con le persone, che racconta il suo disagio e infine scoppia in lacrime, abbracciato da Don, il quale piange a sua volta. Alla fine vediamo Don che fa yoga insieme a un gruppo di hippy, mentre la voce di un guru promette nuove speranze; l’inquadratura stringe sul protagonista, che sorride, poi stacca sul celeberrimo spot della Coca-Cola.
Cos’è successo? La tesi più probabile è che Don non abbia sorriso per il raggiungimento della pace interiore, ma perché “graziato” da un’illuminazione ben più materialistica: l’idea per il suddetto spot. Quindi, nonostante molti personaggi chiudano la loro parabola con una sorta di “lieto fine”, l’epilogo del protagonista ci riporterebbe sui binari di quel cinismo che ha caratterizzato tutto l’arco narrativo di Mad Men. La visione di Jon Hamm, però, è meno cupa, come si può evincere dalle sue dichiarazioni rilasciate al New York Times.
Quando troviamo Don in quella situazione, e uno sconosciuto [Leonard, ndr] racconta la storia di non essere ascoltato, capito o apprezzato, la risonanza su Don è totale in quel momento. C’era un vuoto che lo fissava negli occhi. Lo vediamo in una situazione incredibilmente vulnerabile, circondato da sconosciuti, così lui cerca un contatto con l’unica persona disponibile in quel momento, ed è uno sconosciuto. La mia interpretazione è che, il giorno dopo, lui si svegli in quel posto bellissimo, e viva un istante sereno di autoconsapevolezza, capendo chi è veramente… ovvero, un pubblicitario. Quindi, lui raggiunge questo tipo di consapevolezza. Si può considerare la cosa in modo cinico e dire “Wow, è orribile”. Ma io credo che, per Don, rappresenti la conquista di una sorta di agio e di autocoscienza all’interno della sua vita disagiata e turbolenta.
Naturalmente, però, il finale è caratterizzato da una certa ambiguità:
Credo che, come la maggior parte delle nostre storie, sia un po’ ambigua. Abbiamo parlato a lungo di questo finale, e l’immagine nasce dalla volontà di Matt [Weiner]. Sono rimasto colpito dalla sua poeticità. Non sapevo che i suoi piani fossero di portare Don in questa situazione meditativa. Sapevo solo che aveva in mente quest’immagine finale.
Per quanto riguarda la serenità degli altri personaggi, Hamm sottolinea che non è necessariamente definitiva:
C’è gente che dice “Oh, è così patetico, è troppo in stile commedia romantica”, o cose del genere. Ma non è la fine di tutto. Il mondo non esplode dopo la fine dello spot della Coca-Cola. Nessuno dice che Stan e Peggy vivranno per sempre felici e contenti, o che gli affari di Joan saranno un successo, o che Roger e Marie tornino da Parigi insieme. Nulla di tutto questo è definitivo. A un certo punto, Matt ha detto: “Voglio solo che i miei personaggi siano un po’ più felici rispetto all’inizio”, e credo che questo sia vero. Ma non sono gli ultimi momenti nelle loro vite, inclusa Betty. Non ha molto tempo da vivere, ma lo trascorrerà nel modo che più desidera.
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