Game of Thrones, la recensione del quarto episodio: The Sons of the Harpy

Game of Thrones, la recensione del quarto episodio: The Sons of the Harpy

Di Lorenzo Pedrazzi

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The Sons of the Harpy, quarto episodio della quinta stagione di Game of Thrones, radicalizza i conflitti e adombra i pericoli del fanatismo religioso…

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Cersei Lannister: Dopo aver inviato Lord Tyrell alla Banca di Ferro per trattare le nuove condizioni del prestito, Cersei incontra l’Alto Passero e gli propone di restaurare i Militanti della Fede, braccio armato del Culto dei Sette Dei, che porta subito scompiglio nelle strade e nei bordelli. I Militanti arrestano anche Ser Loras, accusato di depravazione per il suo orientamento omosessuale, provocando così la rabbia di Margaery. Quest’ultima chiede a Re Tommen di intervenire, ma i Militanti impediscono a lui e alla sua guarnigione di parlare con l’Alto Passero, e Tommen preferisce evitare spargimenti di sangue. Margaery, di fronte alla futilità del marito, si ritira con la sua famiglia.

Jaime Lannister: Dopo un viaggio in mare, Jaime e Bronn approdano sulle spiagge di Dorne, dove si ritrovano circondati da quattro cavalieri del regno. Bronn ne sconfigge facilmente tre, ma il quarto attacca Jaime, ancora insicuro con la mano sinistra. Sta per soccombere, ma la sua protesi d’oro gli permette di bloccare la lama dell’avversario, per poi trafiggerlo con la spada.

Tyrion Lannister: Rapito da Ser Jorah e caricato su una barca, Tyrion è convinto che il cavaliere lo stia trascinando ad Approdo del Re, ma si accorge che la loro rotta non porta a occidente. Jorah, infatti, gli rivela che lo vuole consegnare a Daenerys, meta iniziale di Tyrion. Quest’ultimo, sfruttando il suo intuito e la sua intelligenza, capisce l’identità del rapitore e le sue intenzioni: riappacificarsi con la Madre dei Draghi dopo l’esilio.

Ellaria Sand: A Dorne, Ellaria si incontra con le sue figlie, le cosiddette “Serpi della Sabbia”, che ha avuto da Oberyn. Le ragazze hanno scoperto che Jaime è in missione per salvare Myrcella, e sono determinate a vendicare la morte di loro padre muovendo guerra contro i Lannister.

Jon Snow: Al Castello Nero, Jon riceve la visita di Melisandre, che vuole convincerlo a marciare con Stannis per conquistare Grande Inverno. A tal fine, cerca di sedurlo e si denuda al suo cospetto, ma Jon le resiste per onorare la memoria dell’amata Ygritte. Sulla porta, Melisandre gli dice «Tu non sai niente, Jon Snow», che ormai è una specie di mantra recitato da tutte le donne che si avvicinano a lui. Nel frattempo, Stannis ha un momento padre-figlia con la piccola Shireen, che gli chiede se lui si vergogni di lei. Ovviamente la risposta è no, poiché Stannis la ama profondamente. Le racconta la storia di come fu infettata dalla Peste Grigia, e di come fu salvata; infine la bambina lo abbraccia, e lui la stringe a sé.

Daenerys Targaryen: Il fedele Ser Barristan condivide alcuni ricordi con Daenerys, raccontandole di quanto suo fratello fosse bravo con il canto. In seguito, Hizdhar zo Loraq chiede udienza, insistendo sulla riapertura delle arene da combattimento per dare una possibilità anche ai più sfortunati di conquistare la gloria, ma Daenerys rifiuta. Intanto, i Figli dell’Arpia tendono un agguato a una guarnigione di Immacolati capeggiati da Verme Grigio: sono troppi, e i soldati vengono massacrati, ma Verme Grigio riesce a sconfiggerne molti prima di cadere ferito. Attirato dal trambusto, Barristan si lancia nella mischia e sbaraglia molti nemici con la sua sola spada… ma lo svantaggio numerico è insormontabile, e il cavaliere soccombe con valore. Il suo corpo giace al fianco di Verme Grigio, forse ancora vivo.

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Al vertice della tensione
Sin dall’inizio, la quinta stagione di Game of Thrones ha introdotto alcuni conflitti politici e culturali che in The Sons of the Harpy si radicalizzano bruscamente, sia nei regni occidentali sia in quelli orientali. Alla radice dello scontro, ad Approdo del Re, c’è il fanatismo religioso: Cersei ristabilisce i Militanti della Fede per ripulire le strade della città dalle “depravazioni”, facendo imprigionare Ser Loras per colpire Margaery, mentre Re Tommen dimostra di essere troppo delicato (ma anche troppo giovane) per gestire la questione da vero sovrano. Chi governa realmente, per ora, è sua madre. Potere temporale e potere spirituale trovano così un accordo di reciproca collaborazione, dove le manovre politiche si accompagnano all’ossessione purificatrice dei Passeri, e ognuno ottiene ciò che vuole: i Militanti puniscono gli svaghi dell’Alto Septon, mentre Cersei limita ulteriormente il “consiglio ristretto”, i cui membri calano a vista d’occhio.

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Reazioni violente, ma di matrice diversa, si diffondono anche per le strade di Meereen. Il finale dell’episodio è molto sanguinario: i Figli dell’Arpia tendono un agguato a una guarnigione di Immacolati, riuscendo a sopraffarli grazie al vantaggio numerico, ma Verme Grigio combatte valorosamente e sbaraglia molti nemici con le sue sole forze, prima di ricevere l’aiuto di un altro incredibile guerriero, Ser Barristan. Non lo avevamo mai visto in azione, ma la sua fama era ben meritata: con abilità e coraggio, Barristan uccide moltissimi nemici e cade con onore, soccombendo di fronte alla superiorità (esclusivamente quantitativa) degli avversari. I due soldati giacciono a terra inermi, ma l’impressione è che Verme Grigio possa farcela. Non è certo un caso che la morte di Barristan sia avvenuta dopo un momento di confidenze tra lui e Daenerys: il contatto emotivo con il cavaliere raggiunge il suo apice, e poi lo show sadisticamente lo toglie di mezzo, come spesso avviene in Game of Thrones. A questo punto, però, Daenerys sarà costretta a prendere decisioni che contravvengono alla sua utopia, piegandosi alle richieste dei sudditi (la riapertura delle arene) o inasprendo il suo controllo sulla città. Ancora una volta, la giovane sovrana dovrà affrontare le insidie della Realpolitik.

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Tornando a Westeros, ma nelle terre del Nord, Stannis ci regala il momento migliore dell’episodio: uomo ambiguo e complesso, non ha mai nascosto il grande amore per la figlioletta Shireen, bimba dolce e intelligentissima che la madre tiene sempre nascosta a causa della Peste Grigia che le ha sfigurato il volto, ma tende a non dichiararlo in modo esplicito. Stavolta, invece, pur mantenendo la compostezza che il suo ruolo gli impone, Stannis racconta a Shireen la storia della sua malattia, di come il contagio sia stato provocato da una bambola che lui le aveva regalato, e di come sia riuscito a salvarla grazie ai migliori medici e alchimisti del continente. «Sei la Principessa Shireen della Casa Baratheon, e sei mia figlia» le dice, prima di abbracciarla. Di tutt’altra natura è invece l’altra scena chiave che si svolge al Castello Nero: Melisandre cerca di sedurre Jon Snow per convincerlo a supportare l’assedio di Stannis a Grande Inverno, ma Jon – con uno sforzo di volontà che merita rispetto – le resiste in onore di Ygritte, il suo grande amore scomparso. Non c’è che dire, ha il nerbo del grande leader.

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Per il resto, l’elemento più interessante è rappresentato dall’esordio delle Serpi della Sabbia, le figlie di Oberyn Martell. Dure e spietate, le giovani guerriere giurano vendetta contro i Lannister, proprio mentre Jaime e Bronn si dirigono verso Dorne per prelevare Myrcella. Le vie diplomatiche, ormai, paiono sempre più distanti.

La citazione: «Ho avuto una vita eccitante. Voglio che la mia morte sia noiosa.»

Ho apprezzato: il valore di Barristan e Verme Grigio nel finale; la scena tra Stannis e Shireen; Melisandre che cerca di sedurre Jon Snow; l’introduzione delle Serpi della Sabbia.

Non ho apprezzato: nulla di rilevante.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Game of Thrones sul nostro Episode39 a questo LINK.

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