Screenweek dal Giappone
Per omaggiare il trentesimo anniversario della fondazione dello Studio Ghibli, Screenweek ha pensato di offrire ai suoi lettori degli approfondimenti sullo studio. 5 post che da qui al 15 giugno, la data i cui fu aperto, accompagnino i lettori alla scoperta dei lavori meno conosciuti e dei lati ancora poco esplorati dello Studio Ghibli
Nel 1991 dopo 3 anni dal suo ultimo lavoro, il capolavoro Grave of Fireflies (Una tomba per le lucciole) , e quindi un lasso di tempo relativamente breve per un regista abituato a tempi di lavorazione elefantiaci, Takahata Isao assieme allo Studio Ghibli ci regala un’opera completamente diversa per tono e tematiche. Only Yesterday (Omoide poro-poro) è infatti una storia che si potrebbe definire “leggera” ma non per questo meno profonda e ci racconta di Taeko, una tipica impiegata del periodo, che vive da sola in una grande metropoli giapponese e dei suoi ricordi del periodo in cui era ragazzina, durante gli anni sessanta. Il film è l’adattamento di un manga di Okamoto Hotaru e Tone Yuuko e vede l’amico/compagno Miyazaki nelle vesti di produttore esecutivo. La narrazione del presente con la donna che si reca nella campagna di Yamagata per riscoprire i legami col proprio passato si fonde con i ricordi della vita familiare di 30 anni prima, intensi ma anche comici momenti pastellati con dovizia di particolari e riferimenti a piccoli e grandi eventi del periodo, gli anni sessanta, il debutto del treno superveloce Shinkansen, l’arrivo dei Beatles in Giappone e tutta una serie di oggetti ed abitudini che forse sfuggono allo spettatore giovane e non giapponese di oggi.
Una delle caratteristiche più riuscite del film, oltre al tono scherzoso e frivolo ma che nel profondo tocca delle corde universali come il passare del tempo e la dolce e struggente malinconia del ricordare, è il fatto che il tempo del ricordo e quello presente non sono distinti ma si incrociano in un’unica narrazione che non li separa mai nettamente se non nel modo in cui vengono rappresentati. Quando il lungometraggio si sposta nel passato infatti, i bordi di ogni immagine sono come sfumati verso il bianco o altre gradazioni di questo colore, per certi versi la stessa tecnica usata da Takahata più di vent’anni dopo in La storia della principessa splendente.
(Copyright Studio Ghibli)
Anche in questo Only Yesterday come succede assai spesso nei lavori dello Studio Ghibli, il punto di vista del film è quello femminile, di Taeko certo ma anche delle sorelle e della madre. Il taciturno padre di famiglia ed i compagni di scuola di Taeko, pur partecipando spesso attivamente alla narrazione, rappresentano alla fin fine solo un contrappunto rispetto al tocco ed alla visione femminile del film. Nello stile quasi realista dell’animazione, che è uno degli aspetti che più contraddistingue il film e lo differenzia da molti altri lavori targati Ghibli, si inseriscono qua e là degli improvvisi sprazzi di fantasia e di libertà espressiva, quasi dei voli poetici. Vale la pena ricordare almeno la scena in cui Taeko studentessa di scuola elementare, improvvisamente sale fino in cielo, lì nuota e volando arriva a casa, questo per esprimere la sua felicità dopo aver parlato con il ragazzo di cui si è invaghita. In conclusione si può certamente affermare come Only Yesterday sia un ottimo lavoro, un altro tassello nella carriera di Takahata, forse un po’ sottovalutato o forse non fruibile allo stesso modo da un pubblico di tutte le età, come si diceva più sopra, un film che è molto legato al periodo storico che ricostruisce il Giappone degli anni sessanta visto dal punto di vista di una bambina appartenente ad una famiglia del ceto medio.