Dopo la vena fantasy e vagamente dark impressa da Darren Aronofsky , con dubbi risultati, al suo Noah, non c’era da aspettarsi nulla di troppo diverso dall’incuriositone di un altro regista di culto come Ridley Scott nel Vecchio Testamento. Anche se in Exodus: Dei e Re si parla di Mosè, la logica della rivisitazione sembra quasi invariata: stesso approccio scuro e tormentato alla figura del profeta, stessa spettacolarità nello scatenarsi della potenza divina, stessi slanci verso generi “altri” (compresa la fantascienza) rispetto al mero racconto biblico. Il tutto però senza quello slancio d’autore o di coraggio che potrebbe farne davvero qualcosa di diverso, un’opera memorabile piuttosto che un tentativo di mischiare Il Signore degli Anelli con il peplum e l’ultraterreno.
La storia non ha bisogno di presentazioni. Come I dieci comandamenti, il classico del ’56 con Charlton Heston, si apre descrivendo la vita di Mosè alla “corte” del Faraone e il suo rapporto fraterno ma carico di tensione e invidia col successore al trono d’Egitto, Ramses. Dopodiché la scoperta delle origini ebraiche, l’esilio, la chiamata da parte di Dio e il ritorno a Menfi con tanto di piaghe e fuga del popolo di Israele attraverso il Mar Rosso, temporaneamente prosciugato da una sorta di tornado o tsunami. Quello che cambia rispetto alla vecchia versione è ovviamente la qualità estetica della messa in scena, abbastanza sobria ed efficace considerando le possibili virate kitsch consentite dall’ambientazione tra i fasti egizi.
A risultare notevolmente aggiornato è poi il tono del racconto biblico, reso più adatto a un palato contemporaneo più scettico o comunque disincantato rispetto a una sessantina di anni fa. Laddove vi era pura esaltazione del potere del Dio di Israele, qui lo scatenarsi delle forze ultraterrene è descritto con atmosfere inquietanti e apocalittiche, quasi da attacco alieno o da disaster movie, e non senza sottolinearne la rigida spietatezza. Mosè, quasi da supereroe dei cinecomic, è vittima di un potere di cui non è titolare ma comunque portavoce, con quel tanto di titubanza e malessere interiore che dall’ex-Batman ci aspettiamo in sovrabbondanza.
In effetti la scelta di Christian Bale quale nuovo Mosè sembra la più appropriata in un film forse colossale nell’impianto scenico ma non in quello narrativo. Un peplum svogliato anche nella rappresentazione delle battaglie, che dopo Il Gladiatore, Le Crociate ecc per Scott sono praticamente un esercizio senza guizzi. Né provocatorio né radicale in nessuna delle sue componenti, Exodus: Dei e Re sembra insomma destinato a rimanere in un angolino della storia cinematografica che ricorderemo come gli anni in cui Hollywood tentò di lanciare con scarso successo il Biblehero movie.
Nel cast del film troviamo anche Joel Edgerton, che interpreta il ruolo di Ramses II, John Turturro, Sigourney Weaver, Aaron Paul, Ben Kingsley e Indira Varma. Il film è nelle sale italiane dal 15 gennaio.