Mind Games, la recensione dell’episodio pilota

Mind Games, la recensione dell’episodio pilota

Di Lorenzo Pedrazzi

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Mind Games, la nuova serie di Kyle Killen, ha debuttato questa settimana su CBS con l’episodio pilota: siete pronti a entrare nel labirinto della manipolazione psicologica?

Attenzione: il seguente articolo contiene SPOILER

Clark Edwards (Steve Zahn) è un ex docente di Psicologia che soffre di disturbi bipolari, ed è stato espulso dalla sua università perché ha intrapreso una relazione con una studentessa ventiduenne, Beth, che ora è irreperibile. Ross Edwards (Christian Slater), suo fratello, è stato in galera per frode, e ha una mentalità decisamente più pragmatica e orientata agli affari. Disoccupati e con ben poche prospettive per il futuro, i due fratelli decidono di fondare una società che sfrutta le conoscenze di Clark in materia di meccanismi psicologici e comportamento umano, offrendo un servizio di problem solving attraverso la manipolazione mentale. Oppure, per dirla con le parole di Clark: «Cambiamo le idee delle persone senza che si accorgano di nulla».
I due fratelli puntano alle grandi aziende, ma paradossalmente non è facile convincerle che tale sistema funzioni, anche perché non è mai stato sperimentato in circostanze simili. Così, quando una madre si presenta nei loro uffici insieme al figlio, affetto da una malattia cronica, Clark e il suo staff (composto da un suo brillante ex studente, un’attrice e un esperto di business development) hanno l’occasione di dimostrare il proprio talento: il ragazzino ha bisogno di una cura con cellule staminali, ma la compagnia assicurativa si rifiuta continuamente di pagarla perché la considera come un trattamento sperimentale. La madre è in bancarotta, eppure Clark e Ross l’aiuteranno ugualmente… non solo per solidarietà, ma anche perché, in caso di successo, avrebbero un precedente su cui contare.
Alla squadra si unisce Claire (Wynn Everett), ex moglie di Ross, che sembra essere l’unica in grado di gestire le crisi ossessive di Clark…

2

È evidente che i geni tormentati e affetti da disturbi comportamentali esercitano un fascino irresistibile sugli autori televisivi, almeno a giudicare dalla quantità di personaggi che si potrebbero ricondurre alla suddetta categoria: basta pensare alla schizofrenia paranoide di Perception, alle ossessioni compulsive di Monk o alla misantropia sociopatica di Dr. House (senza dimenticare la sua dipendenza dal Vicodin) per farsi un’idea. Ebbene, Mind Games ci offre l’ennesima incarnazione di questo topos caratteriale, diviso tra un’estrema lucidità di pensiero e repentine esplosioni paranoiche: Clark Edwards, interpretato da Steve Zahn con il giusto amalgama di delirio e tenerezza, è perseguitato dalle sue stesse conoscenze, e le applica nella vita quotidiana (si pensi all’ossessione per l’arredamento e per il linguaggio del corpo) anche nei momenti meno opportuni. Ross è la forza opposta e contraria che agisce al suo fianco, e la scelta di affidare il personaggio a un ruvido Christian Slater non è certo casuale, ma si dimostra pienamente sensata.

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Insomma, lo sceneggiatore Kyle Killen (lo stesso di Awake e Mr. Beaver) costruisce un workplace drama fondato su premesse bizzarre, che richiedono di sospendere l’incredulità e di non indagare troppo nell’effettivo realismo delle tecniche di manipolazione. Il principio di base, infatti, consiste nell’influenzare le decisioni altrui intervenendo direttamente sui meccanismi della psiche, come accade in questo episodio con i rappresentanti della compagnia assicurativa. Per quanto improbabili o fantasiose, le strategie adottate da Clark sono intriganti, e suscitano una certa curiosità per il proseguimento della stagione. Di sicuro, a Mind Games giova l’approccio ironico e scanzonato, che si concede saltuariamente alcune pause drammatiche per poi tornare sui toni da commedia. I dialoghi sono densi e piuttosto vivaci, mentre i componenti della squadra vantano una caratterizzazione perlomeno discreta. Particolarmente interessante è il rapporto fra Claire e Clark: i due sono legati da una complicità molto intensa, ed è inevitabile chiedersi se, in futuro, non possa scaturirne anche un coinvolgimento sentimentale. Certo, il ritorno di Beth sembra precludere questa strada, ma nel finale apprendiamo che la ragazza era stata assoldata da Ross per far licenziare il fratello… e, considerando le capacità di quest’ultimo, probabilmente non ci vorrà molto prima che scopra qualcosa.

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Nel complesso si tratta di un pilot abbastanza valido, a patto di accettare l’assurdità del soggetto e dei suoi sviluppi pseudo-scientifici. Manca forse un’idea (visiva o narrativa) che sia davvero graffiante, ma gli attori hanno una certa personalità, e l’epilogo lancia qualche indizio sulla presenza di una trama orizzontale: vedremo cosa ci riserveranno le prossime puntate.
La citazione: «Cambiamo le idee delle persone senza che si accorgano di nulla.»

Ho apprezzato: la coppia di protagonisti; l’approccio ironico.

Non ho apprezzato: l’assenza di idee visive o narrative più graffianti.

Potete scoprire, commentare e votare tutti gli episodi di Mind Games sul nostro Episode39 a questo LINK.

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