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Snowpiercer – La recensione in anteprima del catastrofico di Bong

Pubblicato il 26 febbraio 2014 di emanuele.r

Presentato in anteprima all’ultimo Festival di Roma, Snowpiercer è davvero notevole: il film di Bong Joon-ho prende infatti il post-apocalittico spettacolare e senza rinnegarlo lo trasforma in una grande e potente allegoria politica.
Nel 2031, 17 anni dopo una glaciazione causata dalla stupidità umana, i superstiti si trovano su un treno che non si ferma mia, unica speranza di vita, in cui i reietti vengono umiliati e sfruttati all’ultima carrozza: ma un giorno, gli abitanti della coda del treno, decidono di ribellarsi. Scritto da Bong e Kelly Masterson, a partire dal fumetto francese Le transpierceneige, Snowpiercer è un film di fantascienza catastrofica e claustrofobica, che prende le grottesche distopie del cinema di Terry Gilliam o le rivolte settecentesche e ne serra ritmi e tensione come un film di Carpenter mettendo in prima fila il senso politico del film.

Bong infatti racconta la nascita, la crescita, la gestione e la risoluzione delle dittature e delle rivoluzioni nel corso della storia, racchiudendone i minimi comun denominatori in un treno, che dalla testa alla coda mette in scena i vari gradi di decadenza e declino della civiltà umana; un racconto apocalittico che però odora di realismo, fantascienza che diventa cinema pensante e in cui Bong al primo film sotto bandiera americana (i Weinstein) non cede alle convenzioni, non sceglie le vie facili.
Snowpiercer non edulcora la suspense, la violenza, la durezza dei temi trattati, parla di ieri oggi e domani e lo fa con energia, intelletto e grandiose soluzioni visive come la lotta al lume di torce o il duello nelle saune. E dimostra persino che Chris Evans sa anche recitare, sebbene tra Tilda Swinton, Ed Harris e John Hurt rischia di sfigurare, eppure resiste. Come l’umanità che si trova suo malgrado a guidare.


[La recensione era stata scritta in occasione della presentazione all’ultimo Festival di Roma]