Per gli amanti dell’animazione e dei fumetti giapponesi, oggi è un altro grande giorno al Lido. Alla 70. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è sbarcato infatti Capitan Harlock, il mitico personaggio creato da Leiji Matsumoto a metà degli anni ’70, protagonista di un film che intende costituire un reboot in chiave moderna della serie, realizzato con tanto di motion capture e CGI 3D. Il titolo sarà CAPITAN HARLOCK in 3D, e la sua uscita è prevista in Italia per l’inizio del prossimo anno.
Come ha spiegato nel corso del festival uno dei produttori, l’idea è nata grazie all’interesse che il personaggio continua a suscitare ancora oggi a livello mondiale: qualche anno fa si era infatti parlato di un possibile remake live action da realizzare negli USA, e c’era chi ipotizzava se ne potesse trarre un film da un miliardo di dollari. Ecco perché i diritti su Harlock sono stati riacquistati e si è pensato subito di farne un prodotto modernizzato nei contenuti così come nella forma, sebbene rigorosamente con l’approvazione dell’autore, Leiji Matsumoto.
Ecco come ha descritto l’operazione Shinji Aramaki, regista del film, che lo ha presentato stamattina alla stampa insieme al Maestro Matsumoto:
“Sono cresciuto con le opere di Leiji Matsumoto. Sono sempre stato un grande fan dei suoi lavori, incluso ovviamente Capitan Harlock, anche perché entrambi veniamo dal distretto di Kyūshū. L’affinità che provavo nei confronti delle sue opere era tale che per me era una specie di eroe. Quando abbiamo cominciato a lavorare su CAPITAN HARLOCK in 3D abbiamo però capito che c’era bisogno di un cambiamento, una sorta di reboot, che cogliesse meglio gli aspetti del Giappone moderno. La storia originale era molto diversa, abbiamo deciso di cambiarla per dare al film un altro sapore”.
Il “tradimento”, non sembra però aver disturbato più di tanto il maestro Leiji Matsumoto, che a Venezia si è lasciato andare un po’ anche alla nostalgia:
“Harlock è uno dei miei primi personaggi. La sua ideazione risale al dopoguerra e mi ricordo che mi piaceva come suonava questa parola, ‘Harlock’, così onomatopeica. Una parola che risuonava dentro di me e mi suggeriva un personaggio, un marinaio e un avventuriero. I tempi da allora sono molto cambiati, il riscaldamento globale e lo sfruttamento selvaggio delle risorse fanno invecchiare la terra più del dovuto, e un girono non lontano potrebbero diventare una minaccia immediata per l’umanità. Si può pensare perciò che qualcuno venga mandato nello spazio per salvarla. Anche se attraverso nuove vie, è importante che la storia di Harlock e dei suoi compagni venga proseguita, in modo che arrivi a tutte le generazioni”.
A infastidire il Maestro non riesce nemmeno il 3D:
“Il mondo dei manga e degli anime non conosce frontiere o confini, l’importante sono le storie, l’importante è che ci possa divertire, perché in fondo si tratta di un modo di comunicare. Per questo ho dato la mia approvazione al nuovo film. Ovviamente la CGI 3D è diversa dall’animazione disegnata a mano, per creare tutte queste immagini ci vorrebbero forse 5mila persone. Penso che ci troviamo a un grande punto di svolta nel campo dell’animazione, che però ci vede piazzati a un buon livello. La situazione è molto diversa da quella che ho sperimentato sulla mia pelle dopo la guerra. Oggi ci sono tante nuove tecnologie ed è come se ci fossimo appena messi sul nastro di partenza. È una nuova era, e un nuovo viaggio per Harlock che è appena iniziato. La sua bandiera col teschio vuol dire libertà, ecco perché è importante che io continui a farlo volare in tutto lo spazio. Finora ci sono tanti episodi, ma tutti quanti collegati, così come ci sono stati diversi titoli, ma Harlock è riuscita a diventare una delle serie più longeve. Ci sono poi Galaxy Express 999 ed Esmeralda, tutte storie che sono collegate a Harlock: forse arriverà un giorno in cui sarà scritta la loro fine, ma io ritengo che sia ancora molto molto lontano e spero che nel frattempo continuerà a piacervi”.
Riguardo alle novità inserite nel film, secondo il regista:
“Nella storia originale del Maestro, Harlock combatte da solo contro i suoi nemici, quella è la base. Oggi però tutto il mondo affronta problemi di vastissima scala. Pensiamo alla diminuzione delle nascite, alla stagnazione economia e alle differenze tra strati sociali. Sono questioni molto sentite anche in Giappone, che ovviamente non è affatto facile risolvere. A maggior ragione ci vuole un eroe in grado di riportare la speranza, proprio come Harlock”.
Matsumoto ha inoltre ricordato che all’avanzare della tecnologia e dell’attualità, non può che corrispondere un avanzamento di storie e personaggi come Capitan Harlock:
“Il bello di manga e serie animate è che non hanno limiti né confini. Questa storia può piacere a chiunque nel mondo, soprattutto ora che siamo arrivati a un punto in cui non c’è più bisogno di ripartirlo a compartimenti stagni. Poi c’è la tecnologia: mio fratello una volta studiava meccanica ed ora è diventato un docente che si occupa di satelliti e sonde sottomarine; mio padre era un pilota che in guerra ha perso molti dei suoi uomini e diceva spesso quanto fosse inutile combattere. Nella mia vita ho avuto l’occasione di sentire le esperienze di tante persone che mi hanno ispirato. Anche in Europa, mio padre conosceva un colonnello che è stato suo compagno di volo e che in qualche modo ha contribuito ad arricchire il mio bagaglio. Quando ero piccolo ero affascinantissimo dagli aerei, che potevano farci volare intorno al mondo, e da subito ho desiderato a imparare a disegnarli in modo realistico. Oggi ovviamente esistono macchine estremamente più evolute di quelle che sognavo da piccolo, e questo perché la tecnologia ci fa avanzare sempre di più verso i nostri sogni. Tenendo presente questo voglio creare nuove storie, anche perché come autore non sono ancora a un decimo di tutti i sogni che ho nella mente”.
E a tal proposito Leiji Matsumoto ha un messaggio da lanciare, soprattutto ai giovani di tutto il mondo:
“Versare lacrime non è una vergogna, la vergogna è smettere e arrendersi. Si possono versare lacrime purché si riesca ad andare avanti”.