Tra le ambizioni di un film attesissimo come Gravity c’è l’impresa assai ardua di riuscire a fondere il grande e raffinato cinema d’autore con la spettacolarità e l’intrattenimento dei grandi blockbuster. Ebbene, già il fatto che la pellicola venga presentata prima al Comic-Con (la manifestazione cinematografica più popolare del mondo) e poi al Festival di Venezia (casa del cinema d’arte) è già una bel vittorioso segnale in questo senso. Diretto dal regista messicano Alfonso Cuaron (I figli degli uomini, Harry Potter e il prigioniero di Azkaban), questo originale e intrigante sci-fi vede nel cast solo due attori: i due premi Oscar Sandra Bullock e George Clooney. E nella sala H del Comic-Con, ieri si è tenuto il panel del film in cui il regista Alfonso Cuaron e la star Sandra Bullock hanno incontrato il pubblico e parlato a lungo di questo interessatissimo film di cui sono state mostrate anche diverse scene: le “immagini più belle viste sinora al Comic-Con” le ha addirittura definite Collider.
L’incontro è iniziato con il regista Alfonso Cuaron che ha ricordato la storia di Gravity, ossia la tragedia di due astronauti che si trovano arenati nell’infinità dello spazio. Nell’intero film ci saranno unicamente questi due personaggi: gli unici volti che si vedranno sul grande schermo saranno quelli di Sandra Bullock e George Clooney. Gravity racconta infatti delle avventure spaziali di un ingegnere medico, Ryan Stone (Bullock), e di un astronauta veterano, Matt Kowalsky (Clooney) che durante una camminata di routine nello spazio rimangono vittime di un incidente. Lo shuttle viene distrutto e i due rimangono completamente soli, nell’oscurità dello spazio. «Per lo spettatore sarà un’esperienza immersiva e inquietante. Il nostro scopo è stato quello di far fluttuare nello spazio lo spettatore esattamente come i due protagonisti» ha dichiarato Cuaron. Inoltre, nello spazio non ci sono rumori e così le esplosioni hanno quell’effetto un po’ sordo come si è visto nel teaser trailer.
Durante il panel, è stata mostrata una lunga scena. Nei video si vedevano Sandra Bullock e George Clooney al lavoro sul loro satellite: erano tranquilli e molto professionali, scene molto coinvolgenti e anche realistiche sul modo di operare degli astronauti. Poi arriva il pericolo e la tensione: sopraggiunge infatti una richiesta d’emergenza di aiuto dovuta al fatto che un satellite russo sta cadendo nel cielo colpito da un missile. I due astronauti cercano quindi di rientrare subito nella loro astronave ma improvvisamente i rottami del satellite russo colpito iniziano ad abbattersi su di loro distruggendo la loro navicella. Il personaggio di Sandra Bullock viene colto dal panico mentre quello di Clooney cerca invano di mantenere il controllo di quella situazione disperata. Una clip di 4 o 5 minuti girata in un unico ciak, in piano sequenza, senza tagli di montaggio: una sequenza, come riporta chi l’ha vista, davvero da tenere il fiato.
Dopo questo girato (che è riuscito a zittire completamente l’immensa sala H), sono saliti sul palco il produttore David Heyman e l’attrice Sandra Bullock. La Bullock ha detto che questa era la sua prima volta al Comic-Con e il pubblico l’ha riaccolta con un grande e caloroso applauso. Per questo film, la star si è trovata di fronte una sfida attoriale davvero senza precedenti: ha dovuto recitare per quasi la totalità del tempo in una sorta di piccolo cubo (di neanche 3 metri quadrati) dove si simulava l’assenza di gravità. Uno spazio ristretto e pieno di cavi, cavi e cavi di computer: non è stato facile per l’attrice trovare subito il modo di muoversi con disinvoltura. Inoltre, a complicare la già difficile situazione c’era un “piccolo” dettaglio: ironia della sorte, Sandra Bullock è claustrofobica…
Per prepararsi al suo personaggio, la Bullock ha attuato una “dieta molto Cirque du Soleil e ginnastica”. Il suo training è iniziato 6 mesi prima dell’inizio delle riprese ed è continuato giornalmente durante lo shooting. Inoltre sul look, si è lavorato molto per rendere il suo personaggio il più androgino, mascolino e freddo possibile: il suo aspetto fisico era in qualche modo la risposta a una tragedia che la donna aveva vissuto nel passato e che voleva dimenticare.
Per quel che riguarda le fonti di ispirazioni per una storia così particolare, Cuaron ha rivelato che parte delle suggestioni sono arrivate da alcuni sci-fi anni ’70 quali 2002: la seconda odissea (Silent Running) e Vanishing Point ma anche da altri film non di genere fantascientifico come Duel.
Come è noto, Cuaron ha girato Gravity con lunghissimi pianosequenza (si parla di una sequenza iniziale senza tagli di montaggio di 17 minuti e dovrebbero poi abbondare scene dalla durata di 6-8-10 minuti) e ha costruito solamente 156 inquadrature, davvero una rarità per un film della lunghezza di due ore (in media per un film di questa durata possiamo trovarci di fronte a duemila inquadrature). Un film quindi di grandi virtuosismi registici e che, come ha raccontato lo stesso Cuaron, richiedono un ottimo gioco di squadra: «girare quelle scene non è stato difficile solo per me, ma è stato complicatissimo per tutti. Fortunatamente ero attorniato da ottimi professionisti. Comunque, non basta solo la tecnica: se non hai una buona sceneggiatura, e dei buoni attori, tutto il resto è inutile. Puoi costruire un ambiente tecnologicamente perfetto ma se la storia e gli attori non sono credibile, il film non potrà funzionare».
L’appuntamento è a questo punto fissato per il 28 agosto quando Gravity sarà il film di apertura del prossimo Festival di Venezia.
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Fonte: Collider