[RIPUBBLICHIAMO LA RECENSIONE SCRITTA IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE DEL FILM ALL’ULTIMO FESTIVAL DI CANNES]
Nel 1994, a soli venticinque anni, James Gray firmava uno dei più bei esordi del cinema americano, quel Little Odessa in cui raccontava i riti e, soprattutto, la malavita nel quartiere simbolo di New York della comunità russa-ucraina, e denominata per l’appunto come indica il titolo. A distanza di vent’anni Gray torna a parlare di storie di immigrati, ma stavolta parte da quelli della prima generazione, di chi è arrivato negli anni ‘20 a Ellis Island e si trova alle prese con un mondo che, almeno apparentemente, sembra offrirgli solo scelte obbligate per poter continuare a sopravvivere. Del resto lo stesso ramo paterno della famiglia di Gray arrivò negli States in quegli anni dalla Russia, insomma, è un tema a cui Gray si sente legato, ma per raccontarlo sceglie stavolta un punto di vista femminile, quello di un’infermiera polacca che, appena arrivata, viene separata dalla sorella messa in quarantena a causa della tubercolesi e che rischierebbe lei stessa di essere riportata indietro visto che ad attenderla non ci sono quegli zii su cui aveva fatto affidamento. Una donna senza soldi, senza una casa, senza connessioni dall’altra parte del confine si darà probabilmente alla prostituzione e così le autorità non la lasciano entrare. Per sua fortuna un uomo l’ha notata in fila e vuole aiutarla. E’ un impresario teatrale, ma forse anche qualcosa di più…
Joaquin Phoenix torna a lavorare con James Gray dopo i litigi avvenuti durante la campagna promozionale di Two Lovers (Phoenix non aiutò per niente il film). Anche questo ruolo, del resto, è scritto su misura su di lui, classico innamorato pieno di tormenti che sembra sempre sul punto di esplodere, salvo alla fine morire su sé stesso. E’ lui ad avere la parte più interessante della pellicola, visto che la vera protagonista, la ragazza polacca interpretata da Marion Cotillard (che sia qui che nell’altro flm visto a Cannes, Blood Ties, co-scritto tra l’altro proprio da James Gray, interpreta una ragazza che si dà alla prostituzione) vive un conflitto interiore molto più banale e convenzionale, quello di chi non vorrebbe e si sente giudicato da società e chiesa, ma che finisce con il fare lo stesso perché non ha altre scelte possibili. Gray racconta tutto questo con mestiere, ma con poca ispirazione. Il film sembra vecchio fin dall’inizio non tanto per l’ambientazione, ma per i temi trattati, già visti e rivisti. Persino le interpretazioni di Phoenix, Cotillard e Jeremy Renner appaiono sottotono. Peccato. Da Gray, soprattutto dopo cinque anni di silenzio, ci si aspettava di più
Voto: 2.5/5