La commedia ormai è uno dei generi più abusati in circolazione. Specialmente in Italia, dove spesso si sentono paragoni inaccettabili con le glorie del passato e quella capacità, ormai praticamente perduta dal nostro cinema, di far sorridere con amarezza mettendo a nudo i tratti più drammatici e involutivi della società. L’esordio come regista di finzione dell’attore Rolando Ravello, tenta però con molta chiarezza di andare verso quella direzione, e di recuperare almeno nei temi quel tipo di impeto civile ormai dimenticato.
Ispirato a un episodio di vita reale, poi trasposto in un monologo per il teatro e approfondito tramite il documentario Via Volontè n.9, Tutti contro tutti esplora infatti con relativa leggerezza il problema delle occupazioni, dell’emergenza abitativa e della lotta fra poveri, in questo caso consumata in una zona nemmeno troppo periferica della Capitale, sull’orlo di quel confine immaginario che divide ancora in classi la città. La storia è quella di una famiglia come tante, marito e moglie con due figli e nonno a carico, che si ritrova improvvisamente sbattuta fuori di casa da due sconosciuti, che hanno deciso di prendere possesso dell’appartamento, in realtà occupato e senza vero proprietario ormai da anni. Da qui si dipana una serie di situazioni tragicomiche, in cui viene rappresenta la battaglia impossibile di un uomo, il protagonista, deciso a non arrendersi di fronte alla prepotenza e alle ingiustizie di un mondo ignorato e lasciato in disparte da tutti, tanto dalle istituzioni quanto dalla cosiddetta gente comune che preferisce badare ai propri affari e alla propria convenienza.
Rispetto alle altre commedie sfornate dal nostro cinema, Tutti contro tutti ha quindi l’indubbio coraggio di lasciare da parte le solite facezie amorose o simili, per addentrarsi in un campo molto più ostico, in una realtà molto diffusa ma paradossalmente non “popolare”, nel senso che esula da quella indefinita medio borghesia di cui pullulano solitamente i film italiani. La scrittura, per quanto semplice ed essenziale (ricordiamo l’apporto alla sceneggiatura di Massimiliano Bruno), riesce spesso a far trapelare un gusto tremendamente amaro, ben sostenuto anche dalla recitazione di Ravello, interprete principale del film. A parte questi pregi iniziali, bisogna però riscontrare con un pizzico di delusione come lo stile scelto non permetta alla commedia di elevarsi a un livello superiore, tenendola legata a battute spicce, toni da favaoletta e svolte buoniste che si avvicinano pericolosamente a un’atmosfera da bassa fiction televisiva.
Rimane comunque l’evidente passione e la dedizione con cui l’autore si è dedicato al progetto di questo film, che va avanti da molti anni e, una volta tanto, si propone di rispondere a un’effettiva urgenza di racconto. Un’opera perciò da vedere nonostante i difetti, per ricordare come si possa ancora provare a far commedia in modo diverso, magari partendo dalla realtà, seppur non ai massimi livelli della nostra storia cinematografica.
Tutti contro tutti è nelle nostre sale da giovedì 28 febbraio, distribuito da Warner Bros. Nel cast, anche Kasia Smutniak e Marco Giallini.