Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato in HFR 3D: la recensione in anteprima

Lo Hobbit – Un Viaggio Inaspettato in HFR 3D: la recensione in anteprima

Di Leotruman

Con la trilogia del Signore degli Anelli Peter Jackson ha realizzato qualcosa di unico nell’universo cinematografico. Un progetto corposo e solido, un vero adattamento del materiale di partenza (amatissimo e conosciuto in ogni suo dettaglio) e non una sua semplice traduzione sul grande schermo, che aveva tutti gli elementi in regola per piacere ad ogni genere di pubblico.

17 premi Oscar dopo era inevitabile l’arrivo anche de Lo Hobbit, primo romanzo di J.R.R.Tolkien ambientato nella Terra di Mezzo e pubblicato 17 anni prima rispetto alla trilogia del Signore degli Anelli. Non è un prequel della saga in senso letterale, ma la prima tappa di un viaggio che ha appassionato milioni di lettori negli ultimi tre quarti di secolo.

Nato come romanzo per ragazzi, il tono e il linguaggio utilizzato nelle pagine sono molto diversi rispetto alla trilogia. Jackson, che inizialmente non doveva dirigere ma “solo” produrre e sceneggiare, ha realizzato insieme alla moglie Fran Walsh e a Philippa Boyens un nuovo adattamento, che è ben diverso dalla “versione per ragazzi” del Signore degli Anelli che qualcuno si aspettava. Ha preso le oltre 400 pagine del libro, le ha integrate tutto ciò che è stato scritto da Tolkien, e realizzato una nuova Trilogia che è fondamentalmente il prequel della Trilogia dell’Anello. Anche in questo caso è ben più di una traduzione letterale in 8-9 ore di pellicola: diversi gli elementi modificati o spostati rispetto al romanzo, e tanti i rimandi alla saga successiva: più che del cameo iniziale di Ian Holm e Elijah Wood nei panni di Bilbo e Frodo Baggins, e delle scene a Gran Burrone, parlo di Sauron, ai tempi ritornato come Negromante (ma c’è tanto altro).

Bellissimo il prologo iniziale, dove ci viene mostrata la città e la ricchezza dei nani e il seguente attacco alla Montagna Solitaria da parte di Smaug, il terribile drago che avrà la voce di Benedict Cumberbatch (solo alcuni dettagli del drago sono stati mostrati, non la sua figura intera, ma sembra già molto convincente e terrificante). Si passa poi alla Contea, dove conosciamo un giovane Bilbo Baggins (Martin Freeman). Lo Hobbit per natura non desidera altro che starsene tranquillo a mangiare e fumare erba pipa, ma verrà coinvolto da Gandalf il Grigio (ancora una volta Ian McKellen, doppiato magnificamente da Gigi Proietti) in un viaggio inaspettato, un’avventura dove proverà ad aiutare 13 nani a riconquistare la Montagna, il tesoro e la loro casa. Il viaggio li porterà ad affrontare famelici orchi, troll di montagna, lupi assassini e molti altri pericoli.

Lo Hobbit - Un Viaggio Inaspettato Peter Jackson foto dal set 3

La pellicola ha un ritmo piuttosto lento nella prima parte. La prima cena a casa di Bilbo con i nani è tradotta quasi letteralmente, ed è molto lunga. Chi è fresco di lettura la troverà piacevole, ma più di qualcuno penserà che si poteva notevolmente accorciare, così come altre sequenze. Non si ha però mai la sensazione che il materiale di partenza sia stato diluito a dismisura solo per riuscire a riempire tre corpose pellicole, probabilmente tutte di durata superiore alle due ore e mezza.

Tanti gli elementi eccellenti. Partiamo dal più semplice: i Nani. Considerando che i nani normalmente, nelle pellicole fantasy e non, sono spesso utilizzati come macchiette (in parte lo era lo stesso Gimli nella trilogia), sembrava impresa difficile se non impossibile gestire una compagnia di 13 nani in modo convincente (il primo trailer lasciava tanti dubbi!). Jackson ci è riuscito, a partire dal capo della Compagnia: Thorin Scudodiquercia. Lavoro eccellente sulla caratterizzazione del personaggio, anche grazie ad un flashback di una battaglia passata, e nonostante Martin Freeman sia perfetto come Bilbo, è Richard Armitage a stupire per la sua prova d’attore (il migliore insieme a McKellen).

Incredibili le scene d’azione, sotto ogni punto di vista. Un lavoro di pre-produzione e sviluppo delle scene senza precedenti, in particolare per la battaglia contro gli orchi all’interno del loro covo nella montagna. La regia di Jackson solo a tratti ricorda Il Signore degli Anelli, in particolare nelle panoramiche, per il resto è inedita, fresca e coinvolgente, riuscendo a stupire ad ogni inquadratura, che sia l’arrivo a Gran Burrone o la battaglia dei giganti di pietra sul fianco della montagna. Ancora una volta il regista e la Weta Digital hanno fatto passi luce avanti, portando sul grande schermo le migliori creature in CG mai viste (troll, lupi, aquile, ma anche solo un piccolo riccio). Dimenticate qualsiasi film visto nel 2012: siamo davvero su un altro pianeta e Lo Hobbit sotto questo aspetto segna un nuovo caposaldo nella storia degli effetti visivi come poche altre pellicole hanno saputo fare (Star Wars, Jurassic Park, Matrix).

Brividi per tutti e venti minuti della scena madre tra Bilbo e Gollum, con annesso furto dell’Unico Anello. L’inquietante creatura la conosciamo tutti bene ed ha permesso alla prima saga di vincere tre Oscar consecutivi, ma la sua versione 2.0 supera qualsiasi aspettativa in termini di sfumature espressive, dettagli, texture. L’eccellenza fatta effetto visivo (tra l’altro la sequenza è forse la più fedele in rapporto al libro, con tanto di indovinelli citati alla lettera). Nulla di nuovo sul fronte di scenografie, musiche, fotografia, in quanto tutto è perfetto e conferma le aspettative già elevate.

Non tutto piacerà a tutti, ma la fiducia in Jackson e nell’intero progetto è alta. Occorre probabilmente vedere l’intera trilogia per capire se alcuni difetti de Lo Hobbit: Un Viaggio Inaspettato rimarranno tali o troveranno giustificazioni nei sequel. Il finale convince e non lascia sgradevole sensazione di amaro in bocca, perché non vi è cliffhanger ma una morbida introduzione a quello che sarà La Desolazione di Smaug (dicembre 2013).

Voto: 8

COMMENTO SULL’HFR 3D: ho assistito ad una proiezione (presso il cinema The Space Moderno di Roma) di qualità molto elevata, nel nuovo formato a 48 frames per secondo, un numero di fotogrammi doppio per secondo rispetto all’abituale standard. Peter Jackson ha concepito Lo Hobbit per essere visto in tale formato, e farà discutere così come il 3D da Avatar in poi continua ad avere fan e detrattori. Ricordo che per la proiezione del 3D in HFR non servono nuovi proiettori, ma un aggiornamento dei software degli stessi e altri accorgimenti tecnici.

Avevo letto che ci volevano almeno venti minuti per abituarsi alla visione: io ci ho impiegato almeno un’ora. Nella prima parte, con poca CG, mi sembrava tutto più veloce, come se gli attori si muovessero col turbo o a scatti, anche perché tendevo a farci molto caso pur non disturbando la visione (a parte i primissimi minuti). Gradualmente l’effetto passa e dalle prime vere scene d’azione capisci realmente la marcia in più che ha questo particolare formato. Il 3D è fluidissimo, e la sensazione è di essere realmente dentro la pellicola. Stanca meno la vista rispetto al normale 3D a 24 fps, la luminosità è elevata, e permette alla CG (che però deve essere sviluppata con il doppio dei fotogrammi e della fatica) di esprimersi al meglio, garantendo un realismo senza precedenti. Non tutti usciranno convinti, ma il consiglio è di provarlo proprio con Lo Hobbit, dove il livello qualitativo degli effetti visivi è alto. Se non dovesse essere di vostro gusto, in futuro per voi continueranno ad esserci le proiezioni in 2D o nel 3D formato classico.

L’uscita del primo capitolo de Lo Hobbit è prevista in Italia per il 13 dicembre 2012. Per seguire tutte le novità sul film di Peter Jackson, consultate le nostre news dal blog.

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