Nostalgia dell’infanzia e presagi funerei, prime pulsioni sessuali e amori coniugali, stati di allucinazione e le labbra di una madre: quante suggestioni può raccogliere una poesia? Quante possono essere racchiuse in un film? Quelle di una vita intera, sembra essere la risposta di Tar, opera collettiva che vanta anche l’interpretazione di James Franco, volta a rendere omaggio all’opera e ai versi dello scrittore C. K. Williams. Presentato al VII Festival Internazionale del Film di Roma, nella sezione sperimentale CinemaXXI, il film è firmato da più di dieci nomi diversi, e ha la palese ambizione di ricreare un flusso di coscienza in cui mescolare immagini e suoni ispirati da Williams, rivisitati secondo sensibilità personali ma comunque confluenti in un tutto coerente e al contempo contraddittorio, così come lo è l’esperienza umana. Varie età e vari luoghi si alternano così fra di loro, uniti soltanto da un protagonista, dal suo sottile malessere, più o meno visibile, e dal senso di beffarda nostalgia che trova buon gioco soprattutto nell’enigmatico volto di James Franco.
L’atmosfera ovviamente è dilatata, rarefatta, erratica. Non sembra esserci un vero filo da seguire se non, appunto, la suggestione visiva e la patina malinconica che in qualche modo accompagna sempre le immagini. L’estetica è estremamente curata in tutto, dai movimenti di macchina, alle sfocature e ai colori, così come la natura frammentaria non arriva a inficiare l’organicità del tutto. Di contro, però, è difficile non notare come le idee e gli stili amalgamati in Tar, ricordino in maniera non troppo entusiasmante il lavoro di altri autori, primo su tutti Terrence Malick. Da questo punto di vista non aiuta certo la scelta di Jessica Chastain per impersonare un’eterea mamma anni ’50: pur essendo sempre molto affascinante e talentuosa, la sovrapposizione con The Tree of Life è praticamente inevitabile. Anche lo stile così nomade della narrazione aiuterà forse a sostenere il lirismo dell’opera, ma non in maniera così fresca e folgorante da elevarla verso le somme vette della poesie ricercata nel progetto. Dal punto di vista visivo, infine, molti tratti della fotografia ricalcano tristemente le mode più in voga del momento, con un’alternanza di scene a colori saturi e sovraesposti e scene plumbee fortemente desaturate, senza ovviamente far mancare quel po’ di psichedelica che non si nega mai a un prodotto indipendente.
Tutto sommato un film non così ammaliante o sperimentale quale potrebbe sembrare, ma comunque intarsiato di sequenze molto ben costruite, come quelle davvero coinvolgenti dedicate ai ricordi della gioia pura, intensa ma ancora un po’ infantile, della preadolescenza. L’opera, ancora priva di una distribuzione italiana, oltre a James Franco e Jessica Chastain, vede nel cast anche Mila Kunis, Henry Hopper, Zach Ivan Braff e Bruce Campbell.