Avere voglia di scatenarsi nel ballo in una sala cinematografica durante la proiezione di un documentario? Non è così impossibile di fronte a un film come Bad 25: non un semplice doc musicale, ma uno dedicato a una delle personalità più importanti della musica pop, Michael Jackson, diretto da un regista anche di primissimo piano come Spike Lee. Presentata Fuori Concorso alla 69. Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, l’opera è già dal titolo un omaggio dedicato interamente al quasi omonimo album del cantante, Bad, uscito un quarto di secolo fa il 31 agosto del 1987. Un disco scelto per la sua maturità, essendo arrivato dopo l’enorme successo di Thriller, e inteso dal cantante come una sfida, come la dimostrazione di non voler riposare sugli allori e di non voler soccombere al proprio stesso mito. Ma significativo anche per alcune caratteristiche che avrebbero contribuito a costruire l’icona Michael Jackson, cioè il recupero della sua identità black, la ricerca compiuta sulla street dance, la disciplina professionale e il fervore creativo, aperto tuttavia alla ricerca e alla collaborazione con altri artisti.
Il viaggio di Spike Lee comincia dalla titletrack, Bad, per continuare con brani più e meno conosciuti, come la sexy The way you make me feel, la malinconica Live me alone, Liberian Girl, l’indimenticabile Smooth Criminal, fino ad arrivare a una hit più intima e d’ispirazione come Man in the mirror. Nel documentario sono incluse sia interviste ai professionisti vicini a Jackson nel corso della realizzazione di canzoni e video (anzi cortometraggi, come la popstar voleva fossero chiamati), ma anche a personalità musicali influenzate dalla sua opera come Mariah Carey e Kanye West, o Sheryl Crow, che all’epoca fece anche parte dei cantanti coinvolti nel tour promozionale del disco. Inspiegabile invece gli stralci (tra l’altro, e per fortuna, molto brevi) di intervista all’idolo delle adolescenti Justin Bieber.
Come documentario Bad 25 ha perciò il pregio di andare molto a fondo sul tema scelto, concedendo poco a notazioni riguardo la vita del cantante al di fuori della musica, quasi a suggerire la velleità delle tante storie e controversie che hanno circondato la sua vita da celebrità. Il film di Spike Lee è infatti un tributo palese alla grandezza dell’artista, da cui emerge però anche un ritratto di un uomo delicato e schivo, ricordato con estremo affetto e commozione da tutti i suoi collaboratori. Dal punto di vista cinematografico, invece, imperdibili i materiali e le interviste sul making of del video di Bad, che fu diretto da Martin Scorsese e interpretato anche da un esordiente Wesly Snipes.
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