Piranha 3DD, la recensione

Piranha 3DD, la recensione

Di Filippo Magnifico

Piranha-3DD  David-Koechner-Immagine dal Film 06

È passato ormai un anno dal massacro di Lake Victoria, quando un’orda di piranha preistorici aveva aggredito le persone che si erano recate lì per festeggiare lo spring break. Lake Victoria è ormai una landa desolata, ma la minaccia è ancora in agguato e questa volta colpirà gli sfortunati avventori del parco acquatico Big Wet, che sta per celebrare la sua inaugurazione.

Ricordate quando, un po’ di tempo fa, Quentin Tarantino se n’era uscito con quella teoria secondo la quale la cosiddetta commedia sexy all’italiana meritava di essere rivalutata (sia chiaro, qualche titolo andrebbe rivalutato sul serio, ma il resto…)?
Parole che in ogni caso non hanno trovato un riscontro pratico da parte di questo regista, che nel corso della sua carriera ha omaggiato i più svariati generi cinematografici, ma si è ben tenuto alla larga dal proporci una sua versione di Giovannona Coscia Lunga. C’è però chi l’ha preso alla lettera e, condendo il tutto con un po’ di sangue e pesciolini famelici, ha girato una commedia sexy che si chiama Piranha 3DD.
E questo non è certo un pregio.

Ma provate a spiegarlo a John Gulager, autore della saga horror (da molti considerata cult) Feast, che a quanto pare aveva intenzione di realizzare il film trash per eccellenza. E badate bene che aveva tutte le carte in regola per riuscire nell’intento: i nomi di Gary Busey e David Hasselhoff nel cast; un primo capitolo, Piranha 3D, che era riuscito a farsi voler bene da tutti gli appassionati di cinema di genere proprio per la sua essenza caciarona e senza pretese; una trama/pretesto che gli offriva la possibilità di fare di tutto e, soprattutto, di superare in eccesso il precedente lungometraggio (come del resto promesso).
Invece quello che ci è toccato è un film che: 1 Non fa ridere; 2 Non possiede un briciolo di tensione; 3 Non è neanche minimamente eccessivo, soprattutto dal punto di vista del gore.
Chi ha visto il precedente lungometraggio non farà fatica a ricordare la carneficina di proporzioni bibliche che si sviluppa una volta arrivati al culmine della storia. Una ventina di minuti di puro splatter, impreziosito da effetti speciali, ad opera del grande Greg Nicotero, della miglior fattura. Tutte cose completamente assenti questa volta, che sembrano riemergere prepotentemente sul finale (e con finale si intende proprio gli ultimi secondi prima dei titoli di coda), quando ormai è troppo tardi per perdonare il resto.
In conclusione, come direbbe un professore al suo alunno più svogliato, siamo tornati indietro.

Piranha-3DD- Foto dal Film 04

A tutto questo si unisce una sceneggiatura a dir poco imbarazzante (con dialoghi che ci regalano perle come: “Adoro l’acqua…” “È molto… Bagnata!”), che contribuisce a far crollare il tutto nel limbo dei teen horror da seconda serata televisiva. Perché scrivere la storia di una pellicola trash non è certo cosa semplice. Ci si trova perennemente in bilico tra il grottesco e il patetico e c’è bisogno di idee valide per far sì che l’ago della bilancia penda dalla parte giusta.
In questo caso abbiamo: zero caratterizzazione dei personaggi, che si rifanno a stereotipi abusati più e più volte e per giunta in maniera svogliata (con una minima distinzione tra buoni e cattivi, giusto per offrire a tutti un motivo valido per essere lì); un’evoluzione il più delle volte insensata, ricca di passaggi illogici che sembrano chiedere apertamente allo spettatore di chiudere un occhio perché “tanto è un film trash”; un finale che punta alla tragedia immotivata senza tener conto di una cosa fondamentale, peraltro messa in evidenza da “The Hoff” durante il massacro: ci sono i piranha in piscina? Basta uscire!
Piranha 3DD sembra un horror scritto da Pier Francesco Pingitore e con questo esempio il concetto dovrebbe essere abbastanza chiaro. Battutacce un tanto al chilo, tette a volontà (almeno quelle sono rimaste!) e un pizzico di violenza giusto per ricordarci in che ambito cinematografico ci troviamo.
Il tutto diretto nel peggiore dei modi, mancando le tempistiche e dimostrando di non avere la benché minima padronanza dello spazio filmico. E badate bene che non si esagera, anche il meno conoscitore delle tecniche cinematografiche può rendersi conto di quanto siano sbagliate gran parte delle inquadrature di questa pellicola, in grado di mandare a farsi benedire ogni picco di tensione.

E il cast? Se non fosse per David Hasselhoff, che nel ruolo di se stesso qualche sorriso riesce a strapparlo, e per la piccola ma fulminante apparizione di Christopher Lloyd (quando un attore ha classe!) non sarebbe neanche il caso di parlarne. Persino Ving Rhames, che ci propone un bruttissimo omaggio a Planet Terror, riesce ad uscirne sconfitto, adattandosi perfettamente all’atmosfera di questa pellicola, che altro non è se non la pallida copia dell’originale.

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