Diaz – Da criminale a celerino, intervista ad Alessandro Roja

Diaz – Da criminale a celerino, intervista ad Alessandro Roja

Di Valentina Torlaschi

Non chiamatelo più Dandy. Reso noto dalla popolarissima serie Tv di Romanzo Criminale, Alessandro Roja si è ormai svestito dei panni del delinquente e, dopo essere stato un adorabile rockettaro di provincia nel recente I più grandi di tutti, indossa ora la divisa del celerino bastardo in Diaz di Daniele Vicari (al cinema da questo venerdì 13 aprile). Noi lo abbiamo intervistato e ci siamo fatti raccontare di come sia riuscito nell’urticante impresa di calarsi in un poliziotto violento e dallo sguardo un po’ folle che partecipa in prima linea, e pure con un certo piacere, al massacro sui manifestanti presso la scuola Diaz durante il G8 di Genova.

Diaz - Don't clean up this blood Alessandro Roja foto dal film 2

A Berlino Diaz ha vinto il Premio del Pubblico e anche nelle proiezioni per i non addetti ai lavori, come quella al Festival di Bari, l’accoglienza è stata molto calorosa. Eppure è un film durissimo, non facile e non rassicurante. Come te lo spieghi?

Nutro una grande speranza che Diaz possa piacere al pubblico, anche perché è un film che ha una bellissima qualità: stimola la riflessione. Dopo averlo visto, la gente ha voglia di incontrarsi e di parlarne: è una pellicola che innesca un sacco di domande e non vuole dare risposte. Ma soprattutto è un film coinvolgente, che emoziona. Forse ci siamo dimenticati che il cinema, prima di tutto, deve emozionare. È questa la sua magia. E Diaz lo fa: suscita dolore, liberazione, rabbia, ma anche una sottile speranza che il regista Daniele Vicari ha voluto racchiudere nello sguardo di Jennifer Ulrich sul finale.

Come definiresti un film come Diaz?

È un film che ha una forte responsabilità perché racconta un episodio indegno dimenticato troppo in fretta. Ma non è un documentario; è piuttosto un’inchiesta, anzi un film storico come non se ne facevano da anni tanto che un critico, giustamente, l’ha paragonato a La Battaglia di Algeri di Gillo Pontecorvo. Un film del genere, inoltre, non poteva essere fatto senza una forte necessità alle spalle.

Come sei stato coinvolto nel progetto?

Sono stato chiamato per un provino dopo il quale Daniele (Vicari, ndr) ha voluto fare una lunga chiacchierata per indagare, penso, sulla mia reale motivazione. Lui voleva formare una squadra consapevole, motivata e in cui le singole vanità attoriali dovevano essere annullate. Da subito ho sentito di far parte di qualcosa di importante e che andava oltre l’aspetto lavorativo: quella di Diaz è stata una sorta di chiamata.

Tu sei andato al G8?

No, non sono andato a Genova. Ci sarei dovuto andare con un gruppo di amici ma poi alla fine, casualmente e forse un po’ vigliaccamente, ci abbiamo rinunciato.

Siamo di fronte a un film con molti personaggi dove ogni tassello attoriale è essenziale. Tu come hai lavorato per vestire i panni di questo celerino così bastardo?

Sì, Diaz è un film fatto di tanti frammenti dove era importante essere precisi nel proprio ruolo. Come per tutti gli altri personaggi, anche il mio è costruito su persone reali le cui “gesta” sono tutte contenute negli atti processuali. L’unica libertà narrativa che il regista si è preso è stata quella di accorpare nel mio ruolo tre poliziotti veri. Il mio è un uomo pieno di ombre e volevamo che rappresentasse il caos che poi si diffonde nella scuola come un’epidemia collettiva. Con Daniele abbiamo visionato molto materiale (sentenze, libri, video) e abbiamo cercato di rendere il divertimento dei poliziotti in quella tragedia. È un personaggio al limite della follia.

Diaz - Don't clean up this blood Claudio Santamaria Paolo Calabresi Pippo Delbono Alessandro Roja foto dal film 1

Pur essendo un film molto diverso, anche ACAB ha messo in luce le contraddizioni della Polizia. Tu l’hai visto? Cosa ne pensi?

Sì, ovviamente ho visto ACAB e anch’io penso che siano due pellicole lontane per linguaggio e tematica. Per fare una metafora, è come paragonare la Formula 1 con il Rally: sempre di macchine parliamo ma siamo davanti a due spettacoli diversi, agli estremi. Penso che ad ACAB vada innanzitutto riconosciuto il gran merito di aver riportato in auge, in Italia, il cinema di genere ormai abbandonato da parecchio tempo. Un discorso, questo, che Stefano Sollima aveva iniziato a fare con la serie di Romanzo Criminale.

Visto che hai nominato Romanzo Criminale, quando vi state divertendo tu e gli altri attori della Banda a prendere in giro i personaggi che vi hanno reso famosi? Penso alla parodia su La7 La Banca della Magliana, ma anche al personaggio-caricatura del Freddo che Vinicio Marchioni ha interpretato in Scialla!

Be’, ci stiamo divertendo molto. Qualcuno si è risentito, ma per noi era essenziale prendersi un po’ in giro anche solo per rimandare al mittente quelle assurde accuse di istigare al crimine; si era colpevolizzata la serie per una situazione molto più grande. Penso che nella vita sia importante essere seri ma non seriosi in quello che si fa.

Quindi vuoi ancora bene al Dandy?

Certo, da parte mia c’è amore totale. Ma un attore non può recitare sempre lo stesso personaggio e così sia io che i miei vecchi compagni di Romanzo Criminale abbiamo cercato di interpretare in seguito ruoli molto diversi. Si è sempre detto che uno dei punti di forza della serie era stato il cast: se noi stessi avessimo cercato di sfruttare fino al midollo quella vittoria saremmo stati la contraddizione in termini del nostro stesso successo. Eravamo un gruppo di attori molto diversi come provenienza e preparazione ma molto simili per la passione assoluta verso il nostro lavoro. Per tutti noi fare l’attore vuol dire compiere un percorso e non cavalcare un’onda.

Diaz - Don't clean up this blood Alessandro Roja foto dal film 1

Prossimi progetti?

A breve uscirà un film Tv per Rai 1 intitolato L’olimpiade nascosta che ho girato in Repubblica Ceca con un attore pazzesco come Gary Lewis insieme a Cristiana Capotondi e Andrea Bosca: siamo alla fine della II Guerra Mondiale in un campo di prigionia e un gruppo di militari di diverse nazionalità organizza un’olimpiade clandestina per cercare di non “bestializzarsi”. Inoltre sono reduce da un monologo teatrale (un primo studio di Misterman di Enda Walsh) che mi ha dato grandissime soddisfazioni ed energia: vorrei lavorarci su per poi riuscire a portarlo in tournè l’anno prossimo.

C’è un ruolo che hai visto recentemente al cinema e hai detto: «cavolo, avrei voluto interpretarlo io quel personaggio!»

Sicuramente il personaggio di Ryan Gosling in Drive.

Diaz, distribuito da Fandango, uscirà nelle sale il 13 aprile. Cliccate sulla scheda qui sotto e su Mi piace per rimanere sempre aggiornati. Qui trovate la nostra recensione del film, qui l’intervista al regista, Daniele Vicari, e qui a un altro degli interpreti del film, Claudio Santamaria.

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