E’ molto facile sbagliare mira quando si gira un biopic. E’ altrettanto facile farlo quando si gira una storia d’amore. Un centimetro più in là e il film diventa una fredda agiografia, da un lato, oppure un deposito di saccarina dall’altro. Simon Curtis, background televisivo e virtualmente nessuna esperienza al cinema a parte un paio di film per la TV, riesce a evitare entrambe le trappole e confeziona con My Week With Marilyn un film che a volte è un po’ didascalico nel voler spiegare a parole gli stati d’animo ben comprensibili dei suoi protagonisti, ma che comunque funziona dall’alto del suo tocco classico. Un tono scelto con cura, che riprende quello dei film girati nell’epoca in cui questo è ambientato, gli anni Cinquanta.
La storia, tratta dall’autobiografia del documentarista Colin Clarke che all’epoca lavorava come assistente alla regia di Laurence Olivier, racconta la storia d’amore tra Marilyn Monroe (Michelle Williams) e lo stesso Clark (Eddie Redmayne), sul set de Il principe e la ballerina, diretto e co-interpretato da Olivier (Kenneth Branagh). Il giovanissimo Colin si fa incantare dalla star, ma a Curtis non interessa dipingerla come una star viziata interessata solo a sedurre giovanotti per poi spezzare il loro cuore, quanto piuttosto spogliarne il lato più personale, di donna infelice e depressa, dipendente dalle pillole e alla ricerca di uno spiraglio di onestà e amore vero, in mezzo a tutte le facce sorridenti, i complimenti, i fan accaniti. In mezzo, insomma, all’inferno paradisiaco della notorietà.
Ne esce un ritratto onesto, molto complesso per essere calato all’interno di quella che in fondo è una love story. Il senso ultimo è che anche “Marilyn Monroe” sia un ruolo, interpretato da Norma Jeane Baker ogni giorno (“Devo essere lei?”, si chiede prima di posare per i fotografi). Il vero protagonista del film è però Clark: Redmayne lo interpreta con candore, ma non ne fa un bamboccio, anche grazie a una sceneggiatura attenta a delinearne sia gli aspetti ingenui che quelli meno innocenti. Gli attori sono uno dei punti di forza: la Williams si cala molto bene nella parte ma senza trasformare Marilyn in una macchietta. Branagh è eccezionale, si vede che sta interpretando il suo idolo di sempre e lo fa con intensità ma anche grande sfoggio di humor. Sia Marilyn che Olivier ne escono come degli insicuri, non certo quello che ci si aspetterebbe da due delle più grandi star dell’epoca. Ma, come Curtis sottolinea, recitare vuol dire affrontare ogni giorno quella paura e combatterla sul set.
Tanti altri attori più o meno noti brillano nei ruoli di contorno: Dominic Cooper, Emma Watson, Julia Ormond, Toby Jones, Judi Dench e Derek Jacobi, per citarne alcuni. Tutto concorre a un prodotto di classe, magari non da strapparsi i capelli, ma bagnato di quel balsamo speciale che profuma di Hollywood classica.
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