Dopo due capolavori di James Whale (Frankenstein e La moglie di Frankenstein) passiamo a un terzo, grande film del regista: L’uomo invisibile, un altro classico della Universal. Tratto da un romanzo di H.G. Wells, il film racconta di Jack Griffin (Claude Rains), uno scienziato che ha scoperto il segreto dell’invisibilità, ma ha perso l’equilibrio mentale nel processo. Si tratta del più classico dei moniti contro l’abuso della scienza e le sue aberrazioni, condita con effetti speciali innovativi e ancora oggi sorprendenti.
Il ruolo di Griffin avrebbe dovuto essere inizialmente interpretato da Boris Karloff, ma l’attore decise di rinunciare perché il produttore voleva tagliargli il salario. Quando Whale assunse le redini del progetto, volle immediatamente Claude Rains. Nonostante ciò, altri attori furono considerati, tra cui l’altro protagonista di Frankenstein, Colin Clive.
Gli effetti dell’invisibilità furono realizzati da John P. Fulton, John J. Mescall e Frank D. Williams: il trucco consisteva nel far indossare a Rains una tuta di velluto nero che ne copriva tutto il corpo, anche il volto, per poi riprendere l’attore davanti a uno sfondo nero. In seguito veniva effettuata una ripresa del set senza attore, e poi le due inquadrature venivano combinate anche grazie all’uso della tecnica matte. Rains, che era claustrofobico, faceva parecchia fatica a respirare nella tuta e dunque a girare le scene. Per questo, venne spesso usato uno stuntman, che era un po’ più basso dell’attore.
Qui sotto potete vedere una clip che rende bene l’idea sia dell’effetto appena descritto che delle parti in cui Griffin è totalmente invisibile, in cui veniva utilizzato un sofisticato sistema di cavi.