Nell’attesa che Cowboys & Aliens, la pellicola western/sci-fi diretta da Jon Favreau e ispirata all’omonima serie di fumetti creata da Scott Mitchell Rosenberg, faccia il suo ingresso nelle sale italiane, la redazione di ScreenWEEK.it ha deciso di condurvi lungo un viaggio alla scoperta delle due dimensioni che conpongono questo titolo, che sono appunto quella fantascientifica e quella western. Ogni settimana parleremo di un lungometraggio fondamentale che compone il vastissimo panorama di quella cinematografia cosiddetta di genere. La giusta occasione per ricordare alcune pellicole che troppo spesso finiscono dimenticate e, perchè no, arrivare adeguatamente preparati al 14 ottobre 2011, giorno in cui Cowboys & Aliens arriverà nelle nostre sale. Dopo avervi presentato La Guerra dei Mondi, Il Mucchio Selvaggio, Ultimatum alla Terra, I magnifici sette, La Cosa, Un dollaro d’onore, Il mondo dei Robot, Il cavaliere pallido, Ritorno al Futuro – Parte III, La Guerra dei Mondi di Steven Spielberg, Ancora vivo, Mars Attacks!, Il buono, il brutto, il cattivo, Tepepa, Invaders, Fantasmi da Marte, Cowboy Bebop – Il film, Aliens – Scontro Finale e Quel treno per Yuma, è arrivato il momento di parlare di un’aliena tanto bella quanto letale: Sil, protagonista di Specie Mortale.
Verso la prima metà degli anni ’90 il cinema americano stava attraversando una fase che si potrebbe benissimo definire “febbre da grafica digitale”. Terminator 2 di James Cameron aveva dimostrato al mondo quanto software e settima arte potessero andare d’accordo e alleggerire – in alcuni casi facilitare – il lavoro dei cosiddetti make-up artist. Cavalcando questa moda, nel 1995 fa il suo ingresso nelle sale statunitensi uno degli alieni più belli e sensuali mai comparsi sul grande schermo: Natasha Henstridge, qui alla sua prima (svestita) apparizione cinematografica.
Il film in questione è Species (questo il titolo originale), diretto da un regista senza infamia e senza lode come Roger Donaldson e interpretato da una cast degno delle migliori occasioni, che può vantare nomi del calibro di Ben Kingsley, Michael Madsen, Alfred Molina, Forest Whitaker e Marg Helgenberger, tutti interessati a catturare una creatura metà aliena e metà umana, fuggita al controllo della scienza pronta a seminare vittime lungo il suo cammino.
Specie mortale è quello che si potrebbe definire “un buon prodotto di genere”: ben girato, seppur privo di qualsiasi guizzo registico; ben interpretato da un gruppo di giovani attori destinati ad un grande futuro (tra cui anche una giovanissima Michelle Williams) e caratterizzato da una storia classica ma decisamente avvincente.
Quello che al giorno d’oggi potrebbe farlo sembrare particolarmente ingenuo risiede proprio in quella che, al tempo della sua uscita, si era rivelata una delle sue carte vincenti, se non la principale (a tal punto da valergli più di un riconoscimento): gli effetti speciali. Ovviamente il riferimento è solo ed esclusivamente nei confronti di una CGI agli albori, datata e decisamente finta, in grado di rendere artificiosi i momenti di massima intensità, soprattutto nel finale.
Ciononostante ci troviamo di fronte ad una pellicola molto godibile, che presenta più di un momento azzeccato e che può vantare la collaborazione del genio di H. R. Giger, che si è occupato, come fatto in passato per l’Alien di Ridley Scott, del dare una forma alla letale creatura aliena conosciuta con il nome di Sil. A questo aggiungeteci lo sguardo impassibile di Michael Madsen, qui impegnato a fare ciò che più gli riesce: il duro. Una formula decisamente vincente, a tal punto da dare luogo a ben tre sequel.