Comic-Con, l’ora di The Amazing Spider-Man

Comic-Con, l’ora di The Amazing Spider-Man

Di Marco Triolo

Spider-Man – o l’Uomo Ragno, come lo preferisco chiamare io – è da sempre il mio personaggio preferito nel vasto mondo dei fumetti. Sin da piccolo, leggendone le gesta, mi potevo identificare in quell’adolescente problematico e imbranato, ma che in fondo era animato da grande autoironia e soprattutto un senso di giustizia e un umorismo che lo rendevano unico tra gli eroi in costume. Perciò potete immaginare quanto aspettassi il panel che la Sony ha dedicato oggi a The Amazing Spider-Man, rilancio in grande stile del supereroe più amato dopo la trilogia di Sam Raimi, finita maluccio con un pasticcio che ha comunque incassato fin troppo. Cercherò dunque di essere il più obbiettivo possibile nel riportarvi le impressioni su ciò che abbiamo visto…

…che comunque mi ha spazzato via. Già il teaser trailer mi aveva abbastanza convinto, ma le clip proiettate al Comic-Con? Tutta un’altra storia. Dimenticate la paura che si tratti di uno Spidey per il pubblico di Twilight, o peggio ancora emo (ma non era già emo quello del 3? Mah). Tutt’altro: sembra che Marc Webb, insospettabilmente, sia riuscito a cogliere il personaggio molto più di quanto Raimi e Tobey Maguire abbiano mai fatto. Non fraintendete: mi piacciono i primi due Spider-Man, ma mancavano alcune caratteristiche chiave di Peter Parker: prima di tutto, il suo incontenibile sense of humor. Peter non si prende mai troppo sul serio, soprattutto quando è in costume a fare il suo lavoro, e a parte un paio di battutine timide, il Peter di Tobey mi è sempre sembrato davvero troppo imbranato. In secondo luogo, mancava la genialità di Parker, la sua mente aguzza come uno spillo, il lato MacGyver del personaggio, se vogliamo. E poi, ho sempre pensato che, nel primo film, si trascorresse troppo poco tempo tra i banchi e gli armadietti di scuola, tra bulli e soprusi da troppo tempo incassati.

Ebbene, come se magicamente Webb avesse letto nel pensiero mio e di tanti altri fan, annotando scrupolosamente tutto ciò che non ci era andato giù della tenuta Raimi, ecco che le poche sequenze proiettate a San Diego hanno dato risposta in maniera perentoria e chiarissima a queste, come potremmo definirle, mancanze. Il panel è iniziato con un logo su sfondo nero: le luci si sono poi abbassate ed è stato proiettato il teaser che tutti avete visto, con l’aggiunta di alcune brevissime inquadrature inedite. Ma niente Lizard. Non preoccupatevi, però: arriveremo anche a quello!

Nella prima clip esclusiva, vediamo Peter (Andrew Garfield) e zio Ben (Martin Sheen) nell’ufficio del preside. Peter ha reagito a una provocazione di troppo da parte di un bulletto (Flash?), e per questo il direttore ha chiamato Ben. I due escono dall’ufficio del preside e nel corridoio della scuola – la Midtown Science High, o qualcosa di simile – hanno una discussione su, potete immaginarlo, potere e responsabilità, ma senza tirare in ballo queste due parolone (lo si farà più avanti in un voice over di Ben, anche se il discorso è meno forzato e più fluido che nell’originale). Ben in sostanza dice a Peter che, anche avendo la possibilità di difendersi, non deve mai scendere al livello dei bulli che lo attaccano. Poi vede Gwen Stacy (Emma Stone) in un angolo e, avendola già vista in una foto sul computer di Peter, spinge il nipote a parlarle. Ne esce fuori una scena splendida, alla faccia di quei momenti zuccherosi e inconcludenti dei film di Raimi, quelle parti con Mary Jane che tutti, dai ammettetelo, abbiamo mandato avanti veloce ogni volta. La bravura dei due attori sta nella loro capacità di far sembrare naturale e improvvisato un dialogo che, in realtà, era probabilmente ben delineato su carta. Alla fine Peter invita Gwen fuori, a modo suo.

La seconda sequenza vede Peter intento a esplorare il contenuto di una borsa lasciatagli dal padre (altra cosa vista nel trailer). Vi trova degli appunti, che probabilmente avranno un ruolo importante nella creazione dei lanciaragnatele, ma questa è una mia supposizione. Si vede anche una targhetta, tramite la quale ci viene detto che Richard Parker lavorava per la Oscorp, la compagnia di Norman Osborn. Lì lavora anche il dottor Curt Connors (Rhys Ifans), la cui assistente è proprio Gwen. Vediamo brevemente Connors spiegare ad alcuni studenti in visita, tra cui Peter, il suo progetto di utilizzare DNA rettile per farsi ricrescere il braccio. Segue un montaggio di varie sequenze d’azione: Peter al lavoro nei panni di Spidey, Peter che si costruisce e prova (con esiti a volte comici) i lanciaragnatele, Peter che sperimenta (sempre con esiti comici) la sua nuova superforza. Una cosa staglia come un faro su tutto: L’UMORISMO. Sì, signori: stavolta Spider-Man cazzeggia allegramente come nei fumetti. Ad esempio in una scena in cui lo vediamo intento a catturare un ladro di auto. Il ladro sta sul sedile davanti, il Ragno dietro: “Un consiglio amico: la prossima volta che vuoi rubare un’auto… non vestirti come un maledetto ladro d’auto!”. E l’altro: “Ma chi sei? Uno sbirro?”; “Uno sbirro? Ti sembro uno sbirro? Col costume rosso e blu e la maschera?”. Questo è Spider-Man, ragazzi. E’ tutto lì. Ah, abbiamo detto che Peter stavolta sarà uno skater e che spesso veste una maglietta dei Ramones? Questo secondo è un omaggio alla band originaria di Forest Hills, Queens, lo stesso quartiere dell’Uomo Ragno nelle storie a fumetti. E poi i Ramones erano grandi fan del ragnetto, e hanno anche realizzato una cover del famoso tema della serie a cartoni. Inoltre, anche stavolta il Ragno sarà visto come il cattivo di turno dalle autorità: la polizia, per mezzo del capitano Stacy (Denis Leary), gli dà la caccia.

La seconda clip è invece incentrata su Lizard, che finalmente abbiamo potuto vedere in tutto il suo splendore. Il mostro, frutto del suddetto esperimento di Connors su se stesso, per chi non seguisse i fumetti, è interamente creato in digitale. L’effetto era ancora abbastanza lontano dall’essere finito, ma rendeva comunque l’idea. Innanzitutto, il Lizard del film sarà decisamente più muscolare di quello fumettistico, una vera montagna verde ricoperta di scaglie. Il volto mi ha ricordato quello dei Goomba di Super Mario Bros. In senso buono, non preoccupatevi: voglio solo dire che ha una forma meno allungata del personaggio a fumetti, più squadrata e umanoide. Ma soprattutto, il vecchio Liz è nudo come provetta l’ha fatto! Niente pantaloni viola e camice strappato… La scena che lo coinvolge inizia con Ifans che si inietta il siero: lo vediamo poi correre nelle fogne urlando qualcosa come “Ce l’ho fatta!”. Il suo braccio inizia però a mutare pericolosamente. Stacco: due liceali chiacchierano nel bagno della scuola. Un rumore inizia a salire dalle tubature, finché il water viene letteralmente risucchiato sottoterra. Lizard emerge dalla voragine e terrorizza le due poverette, che si prodigano in un urlaccio da vere Scream Queen. Un’ultima nota: non tutte le clip erano in 3D, ma da quel poco che si è visto il formato non aggiunge gran che alla pellicola, girata comunque in tre dimensioni. Di certo, l’effetto non infastidisce, ma non se ne vede nemmeno troppo la ragione. Forse verrò smentito dalle sequenze d’azione, chissà, ma per ora 2D consigliatissimo.

Marc Webb, Andrew Garfield, Emma Stone, i produttori Matt Tolmach e Avi Arad e, in un secondo tempo, Rhys Ifans hanno introdotto il film. Garfield si è presentato in costume da Spider-Man (in versione da carnevale!) ed è intervenuto dalla platea, parlando di Spidey e di come sin da piccolo lo abbia adorato. L’attore ha poi introdotto gli altri ospiti del panel e finalmente, dopo la prima clip, è iniziato il botta e risposta con il pubblico. “Sono un grande fan della serie di Raimi”, ha sottolineato Garfield. “ma questo film sarà diverso. Si tratta di un altro capitolo in una lunga storia che significa così tanto per tante persone, e volevamo darne una versione inedita”. “Trovo che sia uno dei personaggi con i quali è più facile identificarsi”, commenta Webb. “Spider-Man è parte della nostra cultura, e la saga di Gwen Stacy è iconica. E’ questo che mi ha convinto ad accettare il lavoro: poter trasporre in pellicola tutto ciò”.

Lo stesso Garfield rivela di aver ponderato a lungo l’offerta della Sony: “Ho esitato per mesi. Il bimbo di quattro anni in me era convinto da subito, ma io avevo i miei dubbi. Alla fine non ho potuto dire di no. Certo, non ho capito il peso della responsabilità finché non ho indossato il costume. E’ stato divertente, ma sentivo il peso sulle mie spalle”. Emma Stone è d’accordissimo: “E’ una cosa enorme. Ero già venuta al Comic-Con per Zombieland, ma con Spider-Man è un’altra cosa. Anche solo aspettando dietro le quinte di salire sul palco lo si poteva sentire nell’aria. Ma ho capito che se ami il tuo lavoro, a un certo punto metti da parte le paure e ti impegni”.

Ma la domanda da un milione di dollari è: perché stavolta i lanciaragnatele sono meccanici? “Peter li disegna grazie al suo genio”, spiega Andrew, “e li realizza tramite le sue connessioni con la Oscorp”. La seconda domanda da un milione di dollari: perché i cambi al costume? “Ci siamo chiesti: come può un ragazzo cucirsi un costume?”, dice Webb. “Il design diverso serve anche per adattarlo al fisico smilzo di Andrew”.

A questo punto, qualcuno tra il pubblico chiede se questo Spider-Man sarà più dark: “Dark è un termine inflazionato”, risponde con sicurezza Webb. “Volevo più che altro che sullo schermo si vedesse il mondo per com’è, la realtà di tutti i giorni. Nel film c’è anche molto humor, una dote importante che amavo molto nel personaggio”. Infine, Andrew Garfield ha anche rivelato di aver parlato con Tobey Maguire, ma “solo dopo le riprese. Mi aveva comunque fatto avere la sua benedizione quando mi hanno annunciato come nuovo Spider-Man. Tobey è il migliore. Team Tobey!”. A noi non resta che fare un bel respiro e gridare con gioia: “Team Andrew!”.

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