Un Gelido Inverno, la recensione in anteprima

Pubblicato il 14 febbraio 2011 di Gabriele Niola

Winters Bone Poster USARegia: Debra Granik
Cast: Jennifer Lawrence, John Hawkes, Lauren Sweetser, Kevin Breznahan, Isaiah Stone, Garret Dillahunt, Shelley Waggener
Durata: 100 minuti
Anno: 2011

La grande e ancora crescente ondata di film indipendenti americani che ha invaso sale e festival (principalmente il Sundance) negli ultimi 10 – 15 anni, ha un merito indiscusso, quello di aver cominciato a fare una riflessione fondata sulle immagini dell’America reale, sulla sua dimensione estetica come espressione di quella etica.
Mai come nei film indipendenti abbiamo visto statunitensi veri, sovrappeso, con le rughe e disperati. Nemmeno nel cinema della New Hollywood si osava tanto in termini di adesione al paese reale.

Un Gelido Inverno condivide con il genere cui appartiene (un genere identificato unicamente dalla modalità produttiva) quest’idea e sa portarla con intelligenza alle estreme conseguenze. Senza condire il suo ritratto americano della ruffianeria in cui l’indie sembra spesso rifugiarsi Debra Granik filma una provincia tra le peggiori mai viste. Un colpo d’occhio visivo da pugno allo stomaco, un microcosmo dove la disperazione è innanzitutto in quegli spazi che solitamente sono il rifugio estetico americano (grandi spazi naturali, grandi spazi urbani).
E così un film non eccezionale, che è solo preparazione e mai esplosione, riesce a trovare uno spazio nella testa e nella pancia dello spettatore.

Gente orrenda che vive in posti orrendi e ovviamente ha rapporti orrendi e fa cose orrende. Un Gelido Inverno racconta solo uno di quelli che possiamo immaginare essere stati tanti passi evolutivi nella formazione di una ragazza che bada a tutta la famiglia (madre inclusa) e che deve affrontare la progressiva scoperta del massacro del padre (che già non amava tanto).
Jennifer Lawrence è bravissima. La sua espressione impassibile ha quella fissità e quella durezza nello sguardo che si ritrovano nelle facce di chi ha visto di tutto già da minorenne. E’ uno specchio immobile su cui rimbalzano le atrocità che guarda e che sono ancora più atroci perchè perpetrate da o a carico di una ragazza 17enne.

Il vincitore dell’ultimo Sundance Film Festival è in grado di essere il campione di questo cinema americano diverso e più attaccato alla realtà? Qui le altre critiche

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