The Fighter, la recensione in anteprima

Pubblicato il 28 febbraio 2011 di Gabriele Niola

The Fighter Poster Italia 01Regia: David O. Russell
Cast: Mark Wahlberg, Christian Bale, Amy Adams, Melissa Leo, Jack McGee, Bianca Hunter, Dendrie Taylor, Mickey O’Keefe
Durata: 115 minuti
Anno: 2011

Fatto vero, sport, interpretazioni mimetiche, fisici plasmati per il ruolo, recitazione sopra le righe. Il format è perfetto, il risultato meno.
The Fighter racconta la vera storia di un pugile proveniente dalla provincia americana, fratello di un altro pugile, alla sua epoca famoso e di moderato successo (e non manca mai di rimarcarlo) ma ora perso nella droga. Il minore cerca di emergere e farsi una carriera mentre il maggiore cerca attraverso di lui di rivivere la propria e una famiglia ingombrante gli tarpa le ali per egoismo. Solo una donna potrà salvarlo.

In controluce si legge Rocky, e molto. E questo non perchè ogni qualvolta si filmi una storia di pugilato si debba pensare al film di Stallone, quanto perchè questa storia di pugilato è una storia di fisici piegati dalla volontà, di un uomo che quando trova l’equilibrio interiore trova anche quello fisico, una storia di seconde occasioni e di sportivi che si fanno artefici del proprio destino attraverso peripezie personali disperate.
L’ingombrante Christian Bale esagera come suo solito, si guadagna un Oscar e a modo suo vince la partita. Il film però perde in mano ad un regista che sceglie di riprendere la boxe imitando la televisione (forse l’esigenza di “realismo”) e che si affida all’esagerazione dei caratteristi per rendere l’idea del dramma.

Ad emergere davvero quindi è solo Amy Adams. “Solo” perchè è solo lei e “solo” perchè è totalmente sola, persa in mezzo ad un film che procede seguendo la poco romanzesca riga dei fatti veri (in questo di fatto rivalutando l’incredibile sforzo di The Social Network) con aspirazioni e sentimentalismo alla buona.
Là dove il “potevo essere qualcuno” di Fronte del Porto incrocia l'”Adriana!” di Rocky si piazza The Fighter.

Ennesima riproposizione del mito del successo e della seconda occasione filtrata dallo sport o grande reportage sull’america dei vinti che cerca di diventare quella dei vincitori? Qui le altre critiche

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