James Cameron adora il mare e le sue profondità. Sono note le sue missioni preparatorie alla produzione di Titanic, in cui si immerse e documentò il celebre relitto nelle acque dell’Atlantico.
Ma il regista canadese girò anche Ghost of The Abyss in seguito, un documentario ambientato nelle profondità marine girato nel formato IMAX, e Aliens of the Deep (sempre in IMAX) che ebbero molto successo.
Ora Cameron vuole spingersi ancora più in profondità ed ha riunito un team per la costruzione di un sommergibile che avrà il compito di esplorare il punto più profondo del pianeta, la Fossa della Marianne nell’Oceano Pacifico.
La celebra fossa è stata raggiunta solamente una volta nella storia nel gennaio del 1960. L’impresa fu compiuta dal capitano Don Walsh, un sommergibilista della marina statunitense, e Jacques Piccard, un ingegnere svizzero, che si immersero nelle profondità con il piccolissimo sottomarino Trieste.
Nonostante i grandi progressi nelle esplorazioni subacquee finora nessuno ha tentato di ripetere la discesa. O almeno fino ad oggi.
Cameron ha intenzione di replicare la missione del1960 ed ha affermato che ha intenzione di farlo per raccogliere filmati per i due sequel di Avatar, il campione di incassi della scorsa stagione (2.78 miliardi di dollari di incasso).
Il sommergibile è in fase di montaggio in Australia e i test sullo scafo sono già completati. Un’ immersione di prova potrebbe essere fatta già alla fine di quest’anno.
La Fossa delle Marianne non è una piccola crepa nel fondo dell’oceano. Infatti navi da ricerca hanno mappato la fossa per circa 2.500 km di lunghezza e circa 70 km di larghezza. La cicatrice enorme è una testimonianza della violenza della tettonica a zolle e della deriva dei continenti.
Cameron ha intenzione di ridiscendere nella Fossa delle Marianne e le difficoltà tecniche di costruzione del sommergibile delle riprese in profondità non saranno semplici da affrontare.
Ma molti studiosi ritengono che ripetere Walsh e tuffarsi record Piccard non può che essere una ottima esperienza. Affremano che “Esplorare un tale regno inospitale ed estremo del profondo oceano può essere è estremamente importante, perché crea l’opportunità di usare la propria immaginazione. Non c’è niente come essere lì“.
Walsh ha detto che non era preoccupato per la sua discesa nel gennaio 1960, e aggiunge che andare così in profondità in quel giorno significava solo “un giorno in più in ufficio“. Ma egli è più che felice riguardo ai piani di Cameron per ripetere l’immersione. “Gli auguro buona fortuna“, dice Walsh. “Farò il tifo per lui fino alla fine.”
Come riuscirà ad inserire i filmati nei sequel di Avatar? Troverà creature così assurde da sembrare dei veri e propri alieni?
D’altronde il titolo del suo documentario “Aliens of the Deep“, gli alieni delle profondità, assume ora un ruolo profetico.
Fonte: guardian