Immaturi, la recensione in anteprima

Pubblicato il 14 gennaio 2011 di Gabriele Niola

Immaturi Poster ItaliaRegia: Paolo Genovese
Cast: Raoul Bova, Ricky Memphis, Luca Bizzarri, Barbora Bobulova, Paolo Kessisoglu, Ambra Angiolini, Anita Caprioli, Giulia Michelini, Luisa Ranieri, Alessandro Tiberi, Maurizio Mattioli, Giovanna Ralli, Nadir Caselli, Michele La Ginestra, Aurora Giovinazzo
Durata: 108 minuti
Anno: 2011

C’è modo e modo di cavalcare il fascino del nostalgico al cinema.
Ottenere la facile adesione di una generazione, di un gruppo sociale e di una categoria umana (al pari di altre che possono identificarsi) è un obiettivo succulento che la nostalgia può aiutare a raggiungere con poco e in fretta. Per questo è un espediente amato dal pubblico e pregiudizialmente odiato dagli snob, che al facile prediligono sempre il difficile. Ma c’è un limite a tutto.

Immaturi è un film che aggredisce la nostalgia con la medesima violenza con cui i film di Natale aggrediscono l’umorismo gretto. Tutto è in funzione di essa e ogni momento ne prepara uno di poco seguente in cui una musica struggente e alcune immagini al rallentatore, aiutate da una voce fuoricampo che vuol essere suadente, ricordano i bei tempi andati. Altro davvero non c’è. Espone una filosofia da spot pubblicitario a basso costo allungata a film senza curarsi dello svolgimento drammaturgico di una trama.

E dire che la storia è anche interessante e carina. Un gruppo di quasi 40enni a loro modo (non) inseriti nel mondo lavorativo-sentimentale ricevono un avviso dal Ministero della Pubblica Istruzione che li obbliga a rifare l’esame di maturità. E’ stato scoperto un illecito che invalida la prova sostenuta all’epoca e tutta quella generazione dovrà tornare sui libri se rivuole il diploma. L’esigenza di rimettere mano a quegli studi porterà con sè anche il ritorno ad uno stile di vita, sentimenti, idee e pulsioni adolescenziali in realtà mai sopite.

Questa trama a metà tra il fantastico e il nostalgico poteva anche regalare delle perle ma Paolo Genovese (che oltre a dirigere è anche soggettista e sceneggiatore unico), confeziona un racconto che va in cerca d’altro, fatto di immediate banalità e facili ruffianerie, oltre ogni umana sopportazione. E il peggio è che in quanto ruffianeria il pubblico gradirà.
Scene slegate, clamorosi buchi di trama, personaggi implausibili dalle reazioni assurde e una recitazione pessima (anche da parte di attrici altrove bravissime come Barbora Bobulova), sono infine il condimento di un film che già a Gennaio possiamo definire come uno dei peggiori del 2011.

Nella spaccatura tra resistenza alla ruffiana nostalgia come espediente di conquista dello spettatore e adesione al dolce ricordo chi ha ragione? Qui le altre critiche

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