
Si sta per chiudere il Festival di Roma, ma c’è ancora tempo per qualche bella sorpresa. Ieri la mattinata ci ha riservato la proiezione di Waiting for Superman, documentario di Davis Guggenheim che non ha nulla a che vedere col famoso supereroe. E’ invece una disamina del sistema scolastico americano, e della sua attuale situazione drammatica. Una storia che parte dalla candida ammissione del regista: “I miei figli sono stati fortunati, perché ho potuto scegliere di mandarli a una scuola privata”. Ma per chi è costretto ad andare alle pubbliche, il discorso è ben diverso. Guggenheim esamina i vari aspetti del problema, dalla mancanza di fondi al ruolo a volte scomodo dei sindacati degli insegnanti, che impediscono di istituire un sistema meritocratico che premi i professori col rendimento migliore e consenta al contrario di licenziare quelli che non solo non fanno bene il loro lavoro, ma arrivano addirittura a commettere crimini come le molestie sessuali. Al contrario, una legge impedisce di licenziare e dunque favorisce il proliferare del cattivo insegnamento. Guggenheim fa intervenire nella questione svariati insegnanti ed educatori: tra questi Geoffrey Canada, fondatore di una cosiddetta Charter School, ovvero scuole pubbliche con finanziamenti privati che si fondano su un sistema a numero chiuso e scelgono i fortunati studenti tramite una lotteria annuale. Il focus del documentario sono comunque le vite di quattro studenti di estrazione sociale simile – tutti provenienti da famiglie in difficoltà economiche – e il loro percorso verso il giorno della fatidica lotteria. Il regista riesce nell’ambizione di parlare di un argomento importante commuovendo allo stesso tempo, ma senza scadere nel melodrammatico. Consigliatissimo.
E’ seguita la proiezione su grande schermo dell’episodio pilota di Boardwalk Empire, la nuova serie TV sul proibizionismo prodotta da Martin Scorsese e scritta dal creatore de I Soprano, Terence Winter. Vi chiederete: perché un prodotto televisivo viene presentato al Festival del “Film” di Roma? Perché è diretto da Scorsese, ecco perché. A parte alcune innegabili caratteristiche da serie televisiva (personaggi che spariscono, sottotrame introdotte e poi lasciate cadere), il pilota sembra un vero film, tra set spettacolari, un lavoro pazzesco sui costumi e un cast da cinema (Steve Buscemi, Michael Shannon, Michael Pitt), Boardwalk Empire si presenta come una serie da non perdere, da gustare se possibile in HD su un televisore bello grosso.
Infine, stamattina ho finalmente posato gli occhi su Arrietty, il nuovo film dello Studio Ghibli. Scritto da Hayao Miyazaki, ma diretto da Hiromasa Yonebayashi, Arrietty è un lavoro ben in sintonia con quanto fatto finora dallo studio: una fiaba molto classica, da un romanzo di Mary Norton, che racconta di Sho, un ragazzino malato di cuore che va a trascorrere del tempo a casa della nonna i campagna, in attesa di essere operato. Lì, fa conoscenza con Arrietty, una ragazza minuscola che fa parte di una famiglia di “omini” che vivono sotto la casa degli umani e ne “prendono in prestito” vari oggetti che riutilizzano per i loro scopi. Tra i due nasce un’amicizia che rompe le regole dei borrowers, o “rubacchiotti” in italiano: mai lasciare che gli umani li scoprano. Lo svolgimento ricorda un po’ Il mio vicino Totoro, anche se ovviamente non siamo a quei livelli. Però il Ghibli non può davvero fallire quando lavora a soggetti così. Bravi!
Domani preparatevi, che arriveranno notizie sulla premiazione.