Uomini di Dio, la recensione in anteprima

Pubblicato il 21 ottobre 2010 di Gabriele Niola

Uomini di Dio Poster ItaliaRegia: Xavier Beauvois
Cast: Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Jacques Herlin, Olivier Perrier
Durata: 120 minuti
Anno: 2010

Gli ultimi anni hanno segnato una fioritura e anche un certo successo di film che avevano al loro centro i preti e la loro vita comunitaria. In memoria di me o anche Il grande silenzio sono esempi di film che ritraevano le comunità di religiosi (il primo centrato sul seminario il secondo su monaci di un’abazia dove si pratica il silenzio e la ripetizione), che senza prendere posizione alcuna sui temi della fede o dell’esistenza di Dio, si preoccupano di ritrarre con fare quasi documentaristico gli uomini dietro ai preti, mentre si dedicano ad attività di meditazione.

Con spirito decisamente più finzionale (sebbene curiosamente tratto da fatti veri) Uomini di Dio continua su questa strada. Si racconta di un’abazia in un punto imprecisato del Maghreb i cui monaci si trovano presi dentro una guerriglia tra esercito e quelli che l’esercito chiama terroristi. I monaci, sebbene spaventati e indecisi, rimangono dove sono, prestano aiuto a tutti e si rifiutano di cedere il loro stile di vita o la loro abbazia.
Dietro una trama che racconta, con i consueti tempi dilatati, di un assedio e delle decisioni di uomini che mettono davanti a tutto i loro principi, c’è anche quello che il titolo cerca di esprimere, cioè come uomini di Dio comunichino e intendano la vita.

Non sono solo i monaci le figure “di Dio”, ma anche i cosìddetti terroristi del film che in più d’un momento, sebbene musulmani, si dimostrano sensibili alle argomentazioni e allo stile di vita dell’abazia. Di certo più dell’esercito, visto come laico e profittatore.
Contrariamente a In Memoria di Me e Il Grande Silenzio però Uomini di Dio sembra prendere posizione da una parte (la fede come forza salvifica a prescindere dalla religione praticata) e dall’altra si concede momenti di impennata melodrammatica. I monaci cantano durante un bombardamento e si commuovono sentendo Il lago dei Cigni.
Xavier Beauvois è bravo a rendere la tensione attraverso lunghe scene e costanti primi piani e alla fine l’idea che i principi religiosi non siano diversi al cambiare delle religioni, può conquistare anche un ateo.

Il cinema dei preti, in rapida crescita negli ultimi anni fa fronte alla crisi della fede o è una riflessione tutta laica? Qui le altre critiche

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