Step Up 3D, la recensione in anteprima

Pubblicato il 07 ottobre 2010 di Gabriele Niola

Step Up 3D Poster Italia 01Regia: Jon Chu
Cast: Alyson Stoner, Harry Shum Jr., Sharni Vinson, Rick Malambri, Stephen Boss, Christopher Scott, Luis Rosado
Durata: 107 minuti
Anno: 2010

Strana la saga di Step Up. Tre episodi che nel profluvio di film musicali e danzerecci degli ultimi anni (in armonia con quanto accade nei talent televisivi) hanno giocato da una parte il ruolo degli underdog, privi di nomi altisonanti a regia, musiche e recitazione, e dall’altra dello zoccolo duro di chi davvero tiene a mostrare certe cose e non distoglie mai la sua attenzione dal ballo.

Se i primi due Step Up utilizzavano la trama più classica del mondo (un personaggio che viene da un ambiente vuole entrare in un altro, inizialmente non è accettato, perchè diverso, ma poi riuscirà ad operare una fusione del mondo da cui viene e quello nuovo conquistando tutti) per operare un classico racconto di seconda occasione e mostrare stili diversi di danza (quello di strada e quello accademico).
Il terzo capitolo usa ancora l’anello di un personaggio dei precedenti film che torna da protagonista (Adam G. Sevani, una specie di figlio nascosto di Harpo Marx).
La versione 3D doveva chiaramente aggiungere qualcosa di ancor più fedele e coinvolgente a film che smaccatamente (e con un certo gusto) non puntano tanto a raccontare quanto a mostrare. Perfetti per il 3D, si penserebbe, peccato che in Step Up 3D, l’effetto tridimensionale sia piuttosto blando.

Il film, organizzato intorno al racconto della preparazione alla solita megagara di ballo di strada di gruppo, utilizza la terza dimensione con pochissima audacia per la gran parte del film. Basta levarsi gli occhiali per rendersi conto di come l’effetto di sdoppiamento sia poco percepibile.
La cosa è ancor più evidente quando, nel momento culminante della grande gara finale, irrompe il vero 3D. Una sola videocamera, fissata sempre nella medesima posizione (inquadrando una performance) mostra una profondità seria, a diversi livelli e molto curata. In quel momento le esibizioni conquistano davvero e si vede un 3D creativo e interessante applicato davvero alla resa di una dimensione diversa della danza al cinema, un senso vero. Ma purtroppo è evidente a chiunque come sia solo un’inquadratura a cercare una profondità audace.

Quanto mette e quanto toglie questo 3D al ballo? Siamo dalle parti di Scontro tra titani o si tratta di tutta un’altra categoria? Qui le altre critiche

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