Eccoci come l’anno scorso prontissimi a portarvi le ultime novità dal Festival Internazionale del Film di Roma, partito ieri e destinato a concludersi il 5 novembre. Questi primi due giorni sono stati segnati, almeno per quanto mi riguarda, da due eventi in particolare: l’anteprima di 23 minuti di Tron Legacy e quella del nuovo film di John Landis, la commedia grottesca Burke & Hare. Ma andiamo con ordine.
Dicevamo, Tron Legacy: è stato l’evento più atteso di questo inizio festival, e di certo è stata una grande occasione per avere il primo consistente assaggio di un film che arriverà nelle nostre sale in 3D a partire dal 29 dicembre e anche in 2D a gennaio. La pellicola è stata concepita e girata in 3D, dunque pare scontato dire che debba essere vista in questo formato. Eppure, unico dubbio derivato dalla visione, la terza dimesione è stata immessa con talmente tanta cura e discrezione, che spesso risulta quasi invisibile.
Ma, come dicevo, è un problema minore: le scene che abbiamo visto sono davvero spettacolari e curatissime in ogni dettaglio: dagli effetti speciali che espandono senza snaturare il design del film originale, alla scrittura, che delinea personaggi vivi e interessanti, tutto lascia supporre che il 29 dicembre, quando ci siederemo in sala, potremo goderci due ore di intrattenimento che unisce la migliore narrazione classica americana alle tecnologie più all’avanguardia.
La prima sequenza presentata è una scena di dialogo tra Sam Flynn (Garrett Hedlund) e Alan Bradley (Bruce Boxleitner, in un cameo): quest’ultimo ha ricevuto un messaggio sul cercapersone proveniente dal numero della vecchia sala giochi di Kevin Flynn, come si vede nel trailer. Sam si reca lì e scopre una stanza segreta dietro l’arcade di Tron, dove un laser molto familiare lo proietta nella realtà virtuale. Lì, viene catturato e costretto a combattere in una gigantesca arena, da cui, dopo aver sconfitto il suo avversario, viene fatto evadere grazie al provvidenziale intervento del programma ribelle Quorra (Olivia Wilde). Se volete avere un’idea della scena, non perdetevi la relativa clip, qui. Quorra porta Sam in un nascondiglio, dove il ragazzo è finalmente riunito al padre da lungo tempo scomparso. Jeff Bridges, folta barba bianca in tinta con l’abito, vive come una specie di eremita, imprigionato senza via d’uscita dal mondo virtuale che lui stesso ha creato, ora governato col pugno di ferro dal suo avatar Clu 2.0 (sempre Bridges, ma con qualche anno levatogli dal computer). Insieme, i tre formano un’alleanza per fermare Clu.
L’altra sorpresa è stata, come dicevamo all’inizio, Burke & Hare di John Landis. Il regista è tornato a firmare una macabra ma divertentissima commedia horror che guarda indietro nella sua filmografia, fino a Un lupo mannaro americano a Londra. Il film, ambientato nella Scozia del 1828, racconta la storia (in parte vera) di due scansafatiche che, per guadagnarsi il pane, iniziano a vendere cadaveri alla scuola di medicina di Edimburgo. Ma quando capiscono che di morti freschi non se ne trovano poi molti, soprattutto visto che la milizia pattuglia i cimiteri dopo una serie di casi di profanazione, decidono di procurarseli in maniera “attiva”.
Simon Pegg e Andy Serkis interpretano Burke e Hare, affiancati da Tom Wilkinson, Tim Curry, Isla Fisher e Jessica Hynes, protagonista insieme a Pegg della mitica sit-com Spaced. Appare anche Christopher Lee, in un simpatico cameo. La sfida, nelle parole di Landis, “è stata rendere simpatici due assassini a sangue freddo, senza nascondere mai le loro azioni”. Missione compiuta: Pegg e Serkis fanno morire dal ridere e tra loro c’è un’alchimia palpabile, come è palpabile l’atmosfera divertita e rilassata sul set. La ricostruzione dell’Edimburgo d’epoca è minuziosa e credibile, soprattutto se si pensa che il film è stato girato quasi tutto per strada e pochissimo in studio.
Non mancano effettacci gore, ma tutti virati sul demenziale, così come non manca un riferimento alla realtà sociale di oggi, tra lavori precari che ti costringono a volte a scendere a patti col bisogno di mangiare. Bravo, signor Landis. Ci sei mancato ma finalmente sei di nuovo qui.