Quando ho visto a Venezia 2009 il nuovo film di Werner Herzog, ho capito subito che avrebbe trovato parecchie difficoltà e resistenze alla distribuzione. E’ un oggetto troppo strano e difficile per fare gola ai distributori, spaventati da un sicuro flop. E infatti così è stato: My Son, My Son, What Have Ye Done ancora non si è visto in giro, fatta eccezione per il Cinema Aquila di Roma, che dal 10 settembre lo ha messo in programmazione. Di seguito trovate il comunicato stampa ufficiale, mentre se volete dare un’occhiata alla nostra recensione per farvi un’idea, la trovate qui.
Dal 10 settembre il Nuovo Cinema Aquila propone in esclusiva sul territorio romano l’ultimo, delirante capolavoro dell’autore di Nosferatu, Fitzcarraldo e Aguirre, furore di Dio. My Son, My Son, What Have Ye Done di Werner Herzog è un film tratto da una storia vera: quella di un matricidio ad opera di una giovane promessa del teatro (interpretata dal candidato all’Oscar Michael Shannon), con una particolare passione per l’Elettra di Sofocle. La narrazione procede attraverso la soppressione di qualunque distinzione tra realtà e finzione in cui, apparentemente, si prova a tracciare una linea di confine tra razionalità e follia.
Il film, prodotto da quel David Lynch cui numerosi cinefili attribuiscono non poche suggestioni all’interno della pellicola, è stato il secondo film dello stesso autore in Concorso a Venezia 66 (dopo Il cattivo tenente – Ultima fermata New Orleans). Presentato in ambito festivaliero come film a sorpresa, la pellicola sembra quasi un ibrido grottesco e contro natura tra il regista del confronto con il limite, e del suo possibile superamento, e l’esaltatore di quelle atmosfere tipiche della provincia americana, così apparentemente astratte e invece così radicalmente reali: “Ci siamo detti che avremmo dovuto fare insieme dei film per raccontare grandi storie – afferma Werner Herzog – ma con budget ridotti e senza le star da venti milioni di dollari. Lynch mi ha confidato che per lui questo progetto significava un po’ tornare ai tempi dei suoi primi film, e quando gli ho detto che avevo un progetto già pronto, mi ha chiesto di iniziare a lavorare subito. Lui sarebbe comparso come produttore esecutivo, ma per tutta la lavorazione del film si è tenuto a distanza. Bizzarramente, anche se non ha avuto parte attiva, il suo cinema e il mio film hanno trovato un punto di contatto in alcuni momenti”.
Mai come in questo caso il cinema di Herzog produce azione, attraverso eroi solitari e temi e ambienti molto bizzarri, trattando spesso il mondo degli emarginati: “Penso che i personaggi dei miei film siano quasi degli eroi. Delle figure eroiche. Eroi nella misura in cui superano le loro condizioni, escono dal proprio schema e vanno ben oltre le loro possibilità, prima di fallire di fronte a questa enorme sfida”.