Tra i film con cui sono cresciuto, Explorers di Joe Dante occupa un posto speciale. Spesso ignorato, dimenticato, e di sicuro non ritenuto all’altezza dei grandi classici anni ’80, Explorers è invece un ottimo prodotto, un film per ragazzi tra sogno (che non a caso è un elemento fondamentale nel film) e realtà. Come a dire: sappiamo che questa storia è incredibile e non cercheremo di spacciarla per quello che non è. Dante abbandona gli elementi horror finora preponderanti nel suo cinema per raccontare la storia di tre ragazzini – due dei quali interpretati da futuri giganti come River Phoenix ed Ethan Hawke – che inseguono un sogno e creano la loro navicella spaziale, grazie all’aiuto degli alieni Neek e Wak, che li guidano a distanza. La rivelazione che anche loro sono in realtà due ragazzini è in linea con film come E.T. e Incontri ravvicinati del terzo tipo, nel suggerire che solo l’innocenza dei giovanissimi può condurre l’umanità sul sentiero della comprensione reciproca e dell’uguaglianza.
Tra citazioni di cultura pop (la scuola dedicata a Charles M. Jones, ovvero Chuck Jones, la slitta Rosebud che fa capolino tra la spazzatura) e un’entusiasmo per la scoperta da fare invidia a I Goonies, Explorers getta nella mischia anche un’interessante riflessione sul potere della TV, che gli extraterrestri captano nella loro astronave e credono essere il ritratto veritiero dell’umanità. “Hanno imparato solo sciocchezze”, dice Ben/Hawke. Ma oggi, a 25 anni di distanza, siamo sicuri che sia ancora così? O forse davvero TV e realtà sono diventati una cosa sola?