Regia: Federico Zampaglione
Cast: Nuot Arquint, Ottaviano Blitch, Giampiero Cognoli, Chris Coppola, Emilio De Marchi, Jake Muxworthy, Karina Testa, Matt Pratesi
Durata: 1h 20m
Anno: 2010
David (Jake Muxworthy), un reduce della guerra in Iraq che porta ancora dentro di sé gli orrori di un conflitto insensato, decide di trovare un po’ di pace percorrendo in mountain bike i boschi incontaminati. Lungo la strada incontra Angeline (Karina Testa, già vista in Frontiers), con cui decide di condividere quest’avventura. Ma il loro percorso li condurrà lungo una strada piena di orrore.
Ci voleva Federico Zampaglione per risvegliare il cinema di genere nostrano da quel torpore che ormai da troppo tempo lo aveva avvolto? Sembra proprio di sì. E la cosa stupisce non solo perché difficilmente qualcuno ci avrebbe scommesso qualcosa, dopo quello che, a detta di molti, è stato un deludente esordio alla regia (Nero Bifamiliare), ma soprattutto perché, ancora una volta, ci troviamo di fronte alla dimostrazione che, solo volendolo, in Italia si possono ancora fare opere in grado di rompere la monotonia, allontanandosi da quegli schemi consolidati all’interno dei quali troppo spesso si nascondono le nostre produzioni.
Qualche anno fa una cosa del genere è riuscita a farla Gabriele Albanesi con il suo Il Bosco Fuori, ma se all’interno di quella pellicola era più che altro la provocazione a farla da padrone, questa volta ci troviamo di fronte ad un film che riesce ad usare al massimo ogni sfumatura della parola Atmosfera.
Shadow non è un film gratuito, ed è questo il suo principale pregio. Sfrutta in maniera perfetta gli ambienti e i personaggi per creare tensione, tenendo basso il livello di violenza (esplicita), la maggior parte delle volte lasciata solo intuire allo spettatore.
Dal punto di vista della storia niente di nuovo sotto il sole, quella di Zampaglione è una pellicola che parte come un survival e si evolve come un torture porn, conducendoci lungo un finale forse troppo affrettato e semplicistico, ma sicuramente d’impatto e preceduto da una buona mezzora che riporta alla mente, senza farli rimpiangere, tutti quei nomi che hanno reso glorioso il cinema horror italiano, come Fulci, Argento e Bava (Roy Bava, figlio di Lamberto e nipote di Mario, è aiuto regista).
Tanto di cappello dunque, e cerchiamo di proseguire lungo questa strada perché ce n’è veramente bisogno. Vivere rimpiangendo il bel tempo che fu non serve certo a molto!