Visto che la settimana scorsa abbiamo parlato di Aliens, continuiamo con i classici di James Cameron: e cosa c’è di più classico di Terminator, il film che ne lanciò la carriera nel 1984?
Cameron era appena uscito dalla factory di Roger Corman, il dio del B-movie che l’aveva svezzato, insegnandogli che per realizzare qualcosa di grande non è necessario avere budget miliardari: basta visione e inventiva. E Cameron ne aveva da vendere: con soli 6,5 milioni di dollari, girò un film che ne andò a incassare 78 nel mondo.
Terminator è ad oggi riconosciuto per il suo valore, che va al di là dell’apparenza da film d’azione adrenalinico: in esso c’è il cyberpunk e un miscuglio di suggestioni da altri genere, compreso lo slasher, che ne fanno uno dei più solidi e intelligenti prodotti di intrattenimento della decade ’80. Merito anche del cast, ispiratissimo: abbandonata l’idea iniziale di un Terminator poco appariscente – che avrebbe potuto essere interpretato da Lance Henriksen o da Michael Biehn – Cameron scelse Arnold Schwarzenegger, che divenne così un’icona. Arnold ironicamente era stato subito scelto per il ruolo che poi andò a Biehn: quello Kyle Reese, membro della resistenza futura mandato indietro nel tempo per proteggere Sarah Connor (Linda Hamilton), madre del futuro leader della resistenza contro le macchine, John Connor. Lance Henriksen ottenne invece la parte del detective Vukovich. Anche Bill Paxton fa una comparsata, nel ruolo di un punk che viene fatto fuori da Schwarzy.
Qui sotto una delle scene più mitiche del film: il massacro alla stazione di polizia!