Proseguiamo con la nostra rubrica settimanale “Pezzi di cinema” e, già che ci siamo, con la saga di Indiana Jones. Uscito nel 1984, Indiana Jones e il tempio maledetto è da molti visto come il meno riuscito della trilogia classica. Il suo tono oscuro, la violenza esibita hanno fatto storcere il naso sia ai fan de I predatori dell’arca perduta, sia a tanti critici che all’epoca si aspettavano un bis di quel tono così divertente e leggero.
Invece, forse a causa del periodo difficile nelle loro vite – sia Steven Spielberg che George Lucas avevano appena divorziato – produttore e regista se ne uscirono con qualcosa di inaspettato. Il tempio maledetto è un prequel de I predatori, perché Lucas non voleva ancora una volta i Nazisti come cattivi. La scelta dell’ambientazione indiana (scusate il gioco di parole, non voluto) venne dopo che Lucas aveva considerato un mondo perduto con tanto di dinosauri e un castello infestato in Scozia. La sceneggiatura fu scritta da Willard Huyck e Gloria Katz, perché Lawrence Kasdan aveva rifiutato l’offerta. “Non volevo essere associato con Il tempio maledetto. Pensavo che fosse orribile. E’ così gretto. Non c’è niente di piacevole in quel film. Penso che Il tempio maledetto rappresenti un periodo caotico nelle loro vite, e il film è brutto e meschino“.
Huyck e la Katz furono assunti perché teoricamente esperti di cultura indiana. Ciononostante, il film fu ritenuto razzista dalle autorità indiane, per il modo in cui gli Induisti vengono rappresentati, e dunque bandito dall’India per un periodo.
Detto questo, al di là delle opinioni della critica e degli stessi autori e interpreti (che non vedono il film di buon occhio), Indiana Jones e il tempio maledetto è invecchiato benissimo. Sarà anche il meno bello della serie (escluso Il teschio di cristallo), ma dannazione se non è divertente. Sicuramente non è politicamente corretto, anche se la cosa non conta in una saga di film che vogliono evocare i serial anni ’30, ma ha in sé un’energia vitale, uno humor e un ritmo che ne fanno una macchina d’intrattenimento senza paragoni al giorno d’oggi. Scene come la cena a base di serpenti e cervello di scimmia semifreddo, il sacrificio a Kali o l’inseguimento dei carrelli nelle miniere (che avrebbe dovuto essere nel primo episodio) sono leggendarie e ineguagliate. E poi, checché ne dica l’indubbiamente rimbambito Spielberg, il tocco horror è l’ingrediente che rende questo film un must.
Ho finito per parlare più di quanto abbia fatto per il primo, e sicuramente migliore, capitolo: ma Il tempio maledetto va difeso a spada tratta e tutti dovrebbero rivalutarlo. Non siete d’accordo?