Green Zone, la recensione in anteprima

Pubblicato il 07 aprile 2010 di Gabriele Niola

Green Zone Poster ItaliaRegia: Paul Greengrass
Cast: Matt Damon, Jason Isaacs, Greg Kinnear, Amy Ryan, Said Faraj, Jerry De La Salla, Brendan Gleeson
Durata: 115 minuti
Anno: 2010

Atteso e annunciato come “Jason Bourne goes to Iraq” Green Zone è fortunatamente qualcosa di diverso. Pur restando nella cornice dello spy movie Greengrass realizza un film dalle ambizioni più alte e dalla raffinatezza decisamente maggiore. Probabilmente Green Zone alla fine non raggiunge quel perfetto equilibrio tra aspirazione e realizzazione che era proprio di The Bourne Ultimatum anche perchè non si appoggia su quella struttura di azione vorticosa dalla quale far emergere (non senza una certa difficoltà) i pertugi di una trama molto complessa.

Green Zone viene da un libro che a sua volta romanza la realtà della prima presa di coscienza nel secondo conflitto iracheno. Al centro di tutto c’è un militare che come molti è impiegato nella ricerca della armi di distruzione di massa ma che al contrario degli altri non vuole solo eseguire gli ordini e comincia a porsi delle domande sul senso della missione nel momento in cui di armi non se ne vede l’ombra. Da lì parte l’intrigo che porterà, come il pubblico già sa, alla scoperta dell’assenza delle suddette armi.

Se si vuole guardare Green Zone come un film sull’attualità girato secondo i canoni del cinema di spionaggio si rimarrà delusi, le esigenze di trama obbligano ad una semplificazione poco rispettosa dei fatti e molto sbrigativa, inoltre non si scopre nulla di nuovo.
Probabilmente però questa è la maniera sbagliata di guardare ad un film che in ogni momento rivendica la sua natura primariamente di genere. Green Zone è un film d’azione che quasi per caso si svolge in Iraq (sappiamo che non è un caso ma è quello che sembra) e che sicuramente bada più a fare un cinema muscolare, tutto sparatorie e inseguimenti, più che svelare i retroscena politici.
Non a caso i suoi pregi stanno nel modo in cui piega la realtà alle esigenze drammaturgiche (eroe/antagonista, obiettivo/oggetto chiave ecc. ecc.), nell’utilizzo dello scenario iracheno secondo lo stile Greengrass (quella caoticità controllata da urlo) e nelle continue invenzioni visive (le illuminazioni notturne della prima scena, l’inseguimento cittadino in tre e via dicendo).

E’ difficile non rimanere entusiasmati da un film così perfetto e raffinato nel suo sembrare violento e in prima linea se ci si abbandona al puro intrattenimento di genere senza pretendere di scoprire qualcosa di nuovo sulla realtà degli ultimi anni.
Greengrass migliora se stesso e porta avanti un genere (il film di spionaggio militare) già molto ringiovanito negli ultimi anni, donandogli una forza e un’autorevolezza che segnano la differenza con gli altri esperimenti ugualmente valevoli ma di segno opposto (come The Hurt Locker).

Ottimo film d’azione o pessimo film d’attualità? Si può dare uno sguardo così disincantato e netto su una realtà così recente? Qui le altre critiche

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