Fantastic Mr. Fox, la recensione in anteprima

Pubblicato il 15 aprile 2010 di Gabriele Niola

Fantastic Mr Fox Poster ItaliaRegia: Wes Anderson
Cast: George Clooney, Bill Murray, Jason Schwartzman, Anjelica Huston, Meryl Streep, Owen Wilson, Willem Dafoe, Adrien Brody, Wes Anderson, Michael Gambon
Durata: 87 minuti
Anno: 2010

Di tutti i film di Wes Anderson questo è il primo a non essere interamente suo. Fantastic Mr. Fox è un racconto di Roald Dahl a cui Wes fa il “trattamento Anderson”: piega tutta la materia alle sue esigenze introducendo un pre, un post e allargando la parte centrale con personaggi e situazioni puramente adersoniani, riducendo i figli ad uno solo e introducendo un cugino talentuoso. A fronte di tutto questo però ci sono anche elementi che gli sono sempre stati estranei come i villain e lo showdown finale che vengono dal racconto. E questo solo a livello di trama.

Come sempre nei film di Anderson infatti sono i dettagli che nella loro interezza disegnano un’idea di mondo in maniera più marcata di quanto possano fare psicologie e fatti. In questo caso ci sono oggetti e mobili dalla vita e dalla residenza di Roald Dahl più il design e i vestiti di Anderson stesso. Ma i colori, gli ambienti, la fotografia (il solito stile da strip comica molto schiacciato e a prospettiva fissa) e le musiche fanno ancora una volta la differenza rendendo anche empatici personaggi già interessanti. Il mondo di Mr. Fox, costantemente colorato come al tramonto, fatto di colori caldi e di una natura razionalizzata all’inglese, già esteticamente ha le caratteristiche della gabbia dorata e spinge all’animalità.

Fedele alla scuola truffautiana del film che si fa sul set, che “accade” nel momento in cui si gira nutrendosi del caso, della partecipazione di attori e troupe e dell’ambiente in cui ci si trova Anderson ha prima girato tutte le scene con gli attori nei luoghi veri (esterni in esterno, interni in interno, scene a tavola stando seduti a tavola e via dicendo) per registrare tutto il comparto audio avendo degli attori che recitassero in una scena e non davanti ad uno schermo.
Il risultato è che i suoni influenzano l’immagine, che si sentono gli aerei che passano e gli animatori sono costretti ad inserirli nell’immagine riuscendo a portare il suo stile realizzativo nella complessa macchina che è l’animazione.

Ma anche andando al di là di tutto questo (cioè delle scelte visive, di un processo produttivo inusuale e arricchito, della personalità del regista e via dicendo), Fantastic Mr. Fox è forse l’opera più compiuta di Wes Anderson quella in cui meglio emergono le sue caratteristiche e i suoi “tipi”, quella in cui il padre della situazione è veramente in bilico tra cattiveria, freddezza e sentimentalismo, dotato di una morale ambigua e di sentimenti poco decifrabili, in cui la famiglia è un nucleo complesso e stratificato e in cui la dialettica del personaggio principale tra istinto e ragione si manifesta con una forza e un’irrisolutezza tale da coinvolgere e appassionare chiunque.
In modo che alla fine, l’incontro con l’animale selvaggio (grandissimo topos del cinema americano mai toccato da Anderson in precedenza) funziona moltissimo anche se è rivoltato dal fatto che ad incontrare l’animale selvatico questa volta è un altro animale, solo più civile.

Wes Anderson è finalmente arrivato alla compiutezza del suo stile? L’animazione gli ha giovato? Qui le altre critiche

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