Dragon Trainer, la recensione in anteprima

Pubblicato il 22 marzo 2010 di Gabriele Niola

Dragon Trainer Poster ItaliaRegia: Dean DeBlois, Chris Sanders
Cast: Jay Baruchel, Gerard Butler, America Georgina Ferrera, Jonah Hill, Christopher Mintz-Plasse, Kristen Wiig, Craig Ferguson, T.J. Miller, Teresa Palmer, Robin Atkin Downes, Philip McGrade, Kieron Elliott, Ashley Jensen, David Tennant
Anno: 2010

Colpo azzeccato.
La terribile convivenza con la Pixar spesso ha affossato il gradimento e la ricezione dei film Dreamworks (ma di certo non gli incassi), mai in grado di reggere il passo dei rivali e alle volte oggettivamente non riusciti (si pensi a Mostri contro Alieni), qualche volta però anche lo studio di Katzenberg riesce a mettere a segno il colpo realizzando un film che trova tutto ciò che cerca. E questa è una di quelle volte.

Sul solito canovaccio di un ragazzo che si sente diverso dall’ambiente in cui vive e vive un rapporto diffcile con il padre che lo vorrebbe come lui, i registi Sanders e DeBlois orchestrano un racconto pieno di gag divertenti e in grado di prendersi sufficientemente in giro. Il risultato è un’opera dotata di quella scanzonata leggerezza che spesso riesce ad andare più a fondo nel racconto dei sentimenti di quanto riesca a fare l’austera pretenziosità.

L’idea più che alla trama (che come detto è sempre quella) gira intorno all’ambientazione: un villaggio di vichinghi con tutte le trovate e le ironie del caso e il rapporto con un drago che subito diventa metafora del rapporto con un animale domestico (“Sdentato”, questo il nome del drago, ha movenze e atteggiamenti alternativamente sia da cane che da gatto).
La cosa non stupisce se si pensa che Sanders e DeBlois sono le menti dietro a Lilo e Stitch (“Aaaaaaaahhh! Ora capisco…” starete pensando).

Era dai tempi di Kung Fu Panda (modello al momento insuperato) che non si usciva così soddisfatti da un film Dreamworks, con l’impressione che non potendo competere con la Pixar (del resto chi potrebbe?) la strada migliore da battere è proprio questa.

Comicità, spensieratezza e commedia classica, è questo il terreno d’elezione della Dreaworks da cui è meglio che non si allontani? Qui le altre critiche

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