Codice Genesi, la recensione

Pubblicato il 02 marzo 2010 di Gabriele Niola

Codice Genesi Poster ItaliaRegia: Albert Hughes, Allen Hughes
Cast: Denzel Washington, Gary Leonard Oldman, Mila Kunis, Jennifer Beals, Michael Gambon, Tom Waits, Ray Stevenson, Evan Jones, Frances de la Tour
Durata: 118 minuti
Anno: 2010

Guardando Codice Genesi si è preda come niente dell’istinto di rifiutare qualsiasi cosa proponga per mere ragioni ideologiche e tale volontà è così forte da passare sopra anche ad un’atmosfera intrigante per quanto nota e risaputa, ad una trama che cerca nel futuro le fascinazioni del passato (l’ossessione della carta in un’era post tecnologica) e ad alcuni spunti buoni. Il problema però non è tanto il fatto che Codice Genesi sia un film profondamente e radicalmente cristiano (cristiano anglicano per la precisione) quanto il fatto che sia un film paradossalmente evangelizzante in cui l’azione o il delirio distopico postatomico è solo uno specchietto per le allodole.

Credere in qualcosa è stimabile e gli ottimi cineasti cristiani o cattolici si sprecano (da Rossellini a Sokurov a Gibson, in ordine di ortodossia), il problema semmai è concepire scriteriatamente un mondo creazionista in cui il resto non esista, in cui cioè una minoranza si percepisce come una maggioranza. E’ la stessa cosa che si critica a Moccia quando non tiene conto degli altri strati di popolazione a parte quello narrato.

Le suggestioni di Codice Genesi e il rapporto che che si instaura con la Bibbia in quel futuro post atomico sarebbero anche interessanti. Che il buono cerchi l’applicazione virtuosa del testo sacro e il cattivo della situazione ne cerchi esclusivamente il potere di persuasore occulto, di oppio dei popoli (finendo entrambi per volere la stessa cosa: fondare una nuova civiltà utilizzando quel testo per imporre regole morali e stili di vita) è anche interessante e addirittura in alcuni momenti la lettura o la citazione di alcuni passaggi (i soliti e i più noti) risulta anche innovativa. In una contingenza storico-geografica in cui l’umanità è in uno stadio da far west i discorsi su verdi pascoli come metafora paradisiaca e di fari di salvezza nell’oscurità che si scorgono in molti passaggi del testo sacro ritrovano una plausibilità e un valore difficile da rintracciare nell’era moderna.

Quello che però fa piombare a terra il film è come sia totalmente fallace e implausibile rispetto allo scenario in cui si inserisce. Tra western di bassa lega, mito del superuomo un tanto al chilo e suggestioni ovviamente madmaxiane Codice Genesi precipita lentamente verso un finale sbracato ed esagerato come pochi, dove il colpo di scena finale (anche carino) viene soffocato da pretese spirituali fuori da ogni misura.

E’ il cristianesimo il futuro dell’uomo. La salvezza è dentro la Bibbia? Il futuro è il nostro passato? Vale la pena porsi queste domane? Qui le altre critiche

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