Regia: Oren Peli
Cast: Amber Armstrong, Katie Featherston, Mark Fredrichs, Randy McDowell, Ashley Palmer, Micah Sloat
Durata: 99 minuti
Anno: 2007
Preceduto da una campagna pubblicitaria di quelle che creerebbero aspettative esagerate anche per Nosferatu di Murnau vedere Paranormal Activity è un esercizio di astrazione dal dibattito mediatico. Io, ve lo dico prima ancora di cominciare con le opinioni, agli horror mi metto paura mediamente e mi è sempre sembrato l’atteggiamento più ragionevole nei confronti di questo genere.
E paura Paranormal Activity ne mette. Non come si dice nelle varie tagline “da non dormire più” o “da tremare fisicamente”, paura immediata e basta. Da un altro lato il film è anche un esempio di cinema intelligente, scaltro e molto consapevole dei meccanismi di assimilazione delle immagini da parte del pubblico.
Girato con un budget ridicolo, nello stesso appartamento dell’autore, con l’attrezzatura che si vede più volte inquadrata il film non ha il denaro per mostrare nulla e di fatto non lo fa cercando però comunque di guidare l’immaginazione dello spettatore.
Se infatti non mostrare l’orrore è una vecchissima tecnica della paura Oren Peli fa un passo più in avanti suggerendo alcune immagini o figure, le uniche mostrate allo spettatore e quindi il solo riferimento possibile all’immaginazione.
Orchestrare un racconto intorno alla cattura di un’immagine dell’invisibile rischia di lasciare troppa libertà all’immaginazione di chi guarda, che può rivelarsi in alcuni casi eccessivamente povera (il problema di The Blair Witch Project), Oren Peli invece ogni tanto lancia qualche indizio, mostra il video di un esorcismo e delle immagini demoniache prese da libri illustrati, ma senza soffermarsi troppo, lasciando che le immagini da sole si sedimentino e facciano il lavoro.
Il resto del lavoro poi lo fa una costruzione della paura tanto lenta quanto inesorabile che, sebbene sfiori il ridicolo in certi punti, ricalca molto da vicino la scansione dell’horror canonico, quella per la quale i protagonisti si vanno a cercare la morte generando nello spettatore una continua e proficua tensione tra l’immedesimazione e la repulsione.
Paranormal Activity è un horror minimale, non solo a basso budget, un film di paura dove questa si annida in pochissimi gesti, suoni ed eventi ben dosati e caricati di significato. Per questo un horror intelligente e degno di rispetto.
Il film ha 2-3 finali, tutti disponibili non senza fatica su YouTube. Quello che si vede al cinema è l’ultimo, imposto dalla produzione (si dice da Spielberg stesso), e mi sembra il più efficace in termini di paura anche se forse è il meno coerente con il resto dello stile del film. Più in linea appare essere il primo, quello che coinvolge la polizia, mentre nè carne nè pesce il secondo, quello che tira in ballo un coltello da cucina.
Truffa o paura? Il successo è tutto frutto del marketing o c’è del vero nelle molte tagline che si susseguono. Siamo davanti al miglior horror degli ultimi anni? Qui le altre critiche