La Bocca Del Lupo, la recensione in anteprima

Pubblicato il 16 febbraio 2010 di Gabriele Niola

La Bocca Del Lupo Poster ItaliaRegia: Pietro Marcello
Cast: Vincenzo Motta, Mary Monaco
Durata: 68 minuti
Anno: 2009

Vincitore dell’ultimo festival di Torino (il primo italiano in 27 anni), a metà tra documentario e finzione con la stimabile arroganza di chi non ha la minima intenzione di lasciar intuire dove stia la linea di demarcazione tra ciò che è vero e ciò che è inventato perchè non è lì il punto della questione e non è lì che deve andare l’attenzione, La Bocca Del Lupo racconta di un uomo e una donna (che in realtà è un uomo, cioè un trans) poveri in un contesto povero, due esseri umani derelitti i quali, conosciutisi in carcere si sono amati per più di 25 anni di un amore che ancora oggi li pervade.

Lui rude, violento e intimorente al solo sguardo ma “anche dotato di una dolcezza profonda” come sostiene lei che invece ha i tratti tipici della moglie di una certa età, un po’ vittima del suo uomo, un po’ dominatrice silenziosa. Entrambi sono raccontati da Marcello in primis abbinando l’audio delle cassette che si mandavano lui dal carcere, lei da fuori nel periodo in cui non sono potuti stare insieme con il video di Quarto, nei pressi di Genova, dove hanno trascorso gran parte della loro vita. Immagini di oggi, del degrado della periferia ma anche immagini di repertorio di quello che quel posto era.
Dopodichè nella parte finale i due sono davanti alla videocamera, incastrati nella loro angusta abitazione a confessarsi e raccontarsi.

Il modo in cui le loro parole fuori campo si snodano lungo immagini altre giustapposte dal regista, le vie lungo le quali il percorso video incrocia o si distanzia da quello audio, la volontà di cercare l’effetto straniante e il duplice livello di lettura ricordano sia per sforzo teorico che per realizzazione pratica quello che faceva Godard quando usava le immagini per arricchire il senso alle sue voci off pontificanti.
Non solo quindi c’è un’idea di cinema molto antica (e per tanti versi superata, nel senso di “non più praticata dal cinema”) ma anche un modo di metterla di nuovo in scena che poco o nulla ha di nuovo da dire.

Con l’alibi di immagini altamente studiate e calibrate per cercare una dimensione estetica del reale, capace di infondere poesia in ciò che poesia non ha mai, la povertà, La Bocca Del Lupo sembra cercare sempre la giustificazione della cultura alta (anche il titolo fa riferimento ad un’opera letteraria) per una storia che più bassa non si può sia per scenario che per dinamiche (l’amore eterno che sboccia in prigione, l’uomo forte, il colpo di fulmine…). Ma lungi dal riuscire in un intento pasoliniano quello che sembra è che La Bocca Del Lupo voglia raccontare una storia vera dall’alto con uno sguardo intellettuale che non è mai partecipe ma sempre alla stessa distanza del divario culturale che separa chi mette in scena da chi è rappresentato.

Tra realtà e documentario per guardare con occhi nuovi la nostra realtà. Ma sono davvero occhi nuovi? Qui le altre critiche

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