Regia: Radu Mihaileanu
Cast: Aleksei Guskov, Mélanie Laurent, Dimitri Nazarov, Valeriy Barinov, Miou – Miou, Lionel Abelanski, François Berléand, Jacqueline Bisset
Durata: 119 minuti
Anno: 2009
Se la furbizia cinematografica avesse un nome questo sarebbe Radu Mihaileanu. Il regista già responsabile di Train de Vie è infatti uno specialista nel raccontare storie che mostrino le cose come vorremmo che fossero, ci fa vedere quello che ci piace vedere con il piglio che gradiamo ma senza graffiare. E Il concerto non fa eccezione.
Iconoclasta con divertimento ed ironia verso istituzioni già demolite e universalmente disprezzate, il cinema di Mihaileanu ci massaggia con indubbia abilità nell’orchestrare un racconto che mischia umorismo, sentimenti e riscatto. Che la musica alberghi nei cuori dei più umili, che dal caos dei sentimenti possa uscire qualcosa di perfetto ed armonico come un concerto di classica, che la fusione di intenti possa letteralmente parlare ai cuori delle persone senza che essi debbano usare parole e che anche i più stupidi e testardi davanti alla possibilità di aiutare i loro simili si riscattino, sono tutte cose che ci piace molto pensare e quindi vedere raccontate perchè ci confermano il migliore dei mondi possibili.
Alla fine si tratta dunque di un melodrammone, fatto di agnizioni, svelamenti, figli non riconosciuti e genitori perduti, una matassa sanamente popolare condita dalla musica classica e da una dimensione che, per abilità del regista, appare autenticamente sentimentale.
E non è semplice dare un colpo al cerchio ed uno alla botte come fa Mihaileanu, che mentre ci propone quello che vogliamo vedere cerca di mettere molti bastoni fra le ruote dei protagonisti in modo che la conquista finale sembri sul serio poter non arrivare.
Ovviamente tutto questo non leva che Il Concerto sia un film molto carino e divertente. Ma non di più. Nonostante presti il fianco a lodi molto superiori e a velleità umaniste decisamente più alte del favolismo anni ’70 di cui è contaminato, non è possibile davvero considerare un simile racconto acquietato qualcosa di più di un film ottimamente girato ed interpretato (straordinario Valeriy Barinov nei panni del finto impresario del Bolshoi).
Quanto conta l’autenticità delle proprie velleità? Il concerto cavalca le nostre idee oppure cerca di dirci qualcosa di nuovo e diverso? Qui le altre critiche