Il riccio, la recensione in anteprima

Pubblicato il 07 gennaio 2010 di Gabriele Niola

Le herrison Poster ItaliaRegia: Mona Achache
Cast: Josiane Balasko, Garance Le Guillermic, Togo Igawa, Anne Brochet, Ariane Ascaride, Wladimir Yordanoff, Sarah Lepicard
Durata: 100 minuti
Anno: 2009

Il riccio viene da L’eleganza del riccio, nel passaggio da libro a film l’animale che nasconde un’intima bellezza perde “l’eleganza” in cerca di un’indipendenza dall’opera letteraria. Una scelta audace visto il successo dell’opera che ha stimolato la realizzazione del film.

La volontà di trovare una distanza dal libro la si nota in molti dettagli, non ultima la scelta di mutare il diario tenuto dalla protagonista in una sorta di videodiario, un documentario su di sè e la propria famiglia che fa da prologo alle velleità suicide espresse fin da subito. Ci sono un numero di trovate che vengono stimolate da questa sostituzione semantica (nel libro si scrive, nel film si riprende) che mostrano come Mona Achache abbia cercato indipendenza rivendicando il diritto alle proprie scelte, come certi particolari visivi del rapporto della protagonista con la videocamera (ad esempio il fatto che si debba levare gli occhiali ogni volta per riprendere).

Purtroppo però tanto sforzo non è ricompensato adeguatamente. La storia è sostanzialmente scandita secondo tempi letterari e non filmici, anche perchè, nonostante alcune sparute eccezioni (l’abitazione in stile giapponese), poco viene fatto per tradurre in immagini il racconto e molto è lasciato alla parola.
La storia della scoperta da parte di una bambina di un altro possibile universo di vita e del parallelo schiudersi del riccio che rivela a qualcun altro la sua bellezza interiore diventa un percorso sulla fiducia, nel quale cioè lo spettatore deve fidarsi del fatto che una bellezza c’è perchè il film non fa molto per coinvolgerlo realmente nel processo di scoperta o per comunicargli empaticamente tale bellezza.

Meglio il film o meglio il libro, nel passaggio dalla carta allo schermo cosa si è perso di L’eleganza del riccio? Qui le altre critiche

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