Il quarto tipo, la recensione in anteprima

Pubblicato il 20 gennaio 2010 di Gabriele Niola

The Fourth Kind Poster ItaliaRegia: Olatunde Osunsanmi
Cast: Milla Jovovich, Elias Koteas, Will Patton, Enzo Cilenti, Hakeem Kae-Kazim, Raphaël Coleman, Alisha Seaton, Daphne Alexander, Corey Johnson
Durata: 98 minuti
Anno: 2009

Lo dico subito, Il quarto tipo è un film che bara, cioè prende proprio in giro lo spettatore. Senza mezzi termini e fin dal titolo (che lo sappiamo tutti che altro film va a riprendere). E’ ingannevole perchè pretende di essere vero al di là di qualsiasi dubbio e per dimostrare questo non fa altro che quello che potrebbe fare qualsiasi altro film: presenta delle immagini amatoriali dichiarando che sono vere. La qual cosa può anche corrispondere a verità, rimane il fatto che il materiale è montato, spiegato e incastrato in un racconto che utilizza i medesimi espedienti narrativi di qualsiasi altro film, di fatto falsando le velleità di reportage reale che sono continuamente sbandierate.

Che la paura al cinema per gli americani si stia spostando sul versante del presunto realismo lo si era capito da tempo. Da The Blair Witch Project e poi con più forza con Cloverfield, Paranormal Activity e tutti quei film che vengono girati fingendo di essere reali, compresi gli spagnoli [REC] e [REC]2. Non è solo l’uso della camera a mano manovrata da uno dei protagonisti, ma anche l’idea di avere un film che non esageri in effetti “fantastici” e si limiti a mostrare il sovrannaturale come potrebbe essere se davvero esistesse (in questo mirabile la scelta di Cloverfield di non avere solo uno stile di ripresa amatoriale ma di incentrare tutto sul punto di vista dell’uomo comune annullando l’occhio onnisciente del cinema).

Il quarto tipo però fa un passo in più, con stile televisivo inizia inquadrando Milla Jovovich che dice “Sono l’attrice Milla Jovovich e in questo film interpreto…” insomma spiega che è tutto vero. Quello che segue è un film dove in ogni momento ci viene ricordato che quelli che vediamo sono attori che interpretano persone reali (di cui non sempre è riportato il nome per motivi di privacy) e che in molti casi giustappone con uno splitscreen le sequenze etichettate come vere della vera psicologa protagonista che filma se stessa e i suoi pazienti durante sedute di ipnosi in cui entrano in contatto con entità non umane, a sequenze assolutamente identiche facenti parte del film. La realtà quindi ogni tanto si affianca alla ricostruzione della realtà, mostrando come sia ad essa identica, convincendo lo spettatore che si sta davvero mostrando gli eventi come si sono svolti. Finito il materiale di repertorio però si torna ad avere solo le immagini girate.

Ciò che non è stato girato all’epoca quindi è ricostruito narrativamente. Ma come già detto il film è pieno di illazioni, affermazioni di dubbia ragionevolezza e supposizioni che si basano su fatti che non sono tali che dovrebbero reggere la storia di contatto con il paranormale.
Il risultato è che alla fine non solo la storia del film non regge per niente ma (cosa decisamente più grave) il racconto non coinvolge assolutamente nè riesce a far sognare (o avere incubi).

Spaventa di più il vero o la rappresentazione del vero? Fanno sognare di più alieni reali o alieni totalmente finti? Qui le altre critiche

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