Ben X, la recensione in anteprima

Pubblicato il 01 dicembre 2009 di Gabriele Niola

Ben X Il coraggio è tutto Poster ItaliaRegia: Nic Balthazar
Cast: Laura Verlinden, Greg Timmermans, Pol Goossen, Marijke Pinoy
Durata: 93 minuti
Anno: 2009

Non è chiaro a chi sia indirizzato questo film belga/olandese del 2007 che arriva nei nostri cinema solo oggi. Non si capisce se sia un film che cerca di catturare il popolo dei gamers (ma la seconda parte moralista e passatista lo condannerebbe), se cerchi di parlare a chi già ritiene i videogiochi un male (in quel caso fa specie la competenza e la dovizia di particolari della prima parte) oppure se sia semplicemente un film interessato al bullismo e quindi alla dinamica di sopraffazione del forte sul debole che in questo caso è tale anche perchè rifugiato nel mondo videoludico.

E’ facile però intuire che l’ultima chiave di lettura sia quella che l’ha spinto fino qui in Italia dove quasi mai arrivano film da quelle regioni e dove tantomeno sembra esserci spazio per un cinema che parli con cognizione di causa del mondo geek videoludico.
Così Ben X nonostante cominci ritraendo la vita tra reale e “aumentato” di un videogiocatore incallito e autistico (si marcia a grandi passi verso lo stereotipo), emarginato nella vita vera ma guerriero dal prestigioso livello 80 nel simil-World Of Warcraft che è il MMORPG di cui si parla nel film, finisce poi per deviare sul più grande tema del mondo interiore e della simulazione che si sposta dal videoludico al puramente mentale (con relativa scena di distruzione della postazione pc).

I videogiochi inizialmente sembrano uno strumento di conquista dell’indipendenza, di realizzazione del sè e anche di acquisizione di nozioni ed esperienza per la vita vera ma gradualmente nel corso del film diventano una gabbia come li intendono i più retrogradi membri della società.
Ancora peggio il film da che sembra avere uno svolgimento agile e interessante sempre di più al procedere degli eventi, delle vessazioni e della manifesta infelicità del protagonista chiuso nel suo mondo diventa una paternale che sfocia in un finale agghiacciante per implausibilità, idiozia, cattivo cinema e lontananza dalla realtà della vita quotidiana.

E’ quasi consolatorio vedere che non siamo i soli ad avere un approccio totalmente inadeguato a questo tipo di tematiche.

E’ possibile parlare dei confini e dell’importanza della fruizione di storie videoludiche nella vita reale o siamo condannati a dover subire sempre delle valutazioni di merito? Qui le altre critiche

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