Presentato questa mattina al Festival di Venezia, A Single Man ha conquistato la critica e destato ampie discussioni sulla condizione dei gay nella società moderna, grazie alla toccante storia dell’ultimo giorno di vita di un professore che ha da poco perso il compagno con cui stava da molti anni. Alla conferenza stampa di presentazione è intervenuto praticamente tutto il cast: dal regista Tom Ford agli interpreti Colin Firth, Julianne Moore, Matthew Goode e Nicholas Hoult. Tutti coinvolti in una sentita discussione appunto sull’argomento dei diritti gay, che si intersecava immancabilmente – e giustamente – con il film.
Tom Ford, ex-stilista, gay dichiarato, sente di aver fatto un film che possa parlare a chiunque: “Le storie di Christopher Isherwood [autore del romanzo da cui il film è tratto] sono state scritte negli anni ’30, quindi per l’epoca erano molto avanzate. Ma non danno peso al fatto che i personaggi siano gay, sono gay e basta. […] Si tratta dell’ultimo giorno nella vita di questa persona, quindi il protagonista vive la vita al massimo, e alla fine la capisce appieno”. Colin Firth è d’accordo sull’universalità del racconto, e in un perfetto italiano fa eco al regista: “questo film è un ottimo commento sociale sulla situazione degli omosessuali. Ma non si tratta di un film militante, quanto di una semplice storia d’amore che potrebbe funzionare anche se i protagonisti fossero eterosessuali”.
Ma da dove nasce l’idea di trarre un film dal romanzo di Isherwood? “Ho letto il libro nei primi anni ’80”, rivela Ford, che ha scelto di intraprendere la carriera registica perché trovava la moda eccessivamente volatile e commerciale. E prosegue: “poco tempo fa stavo cercando un progetto per realizzare un film, e rileggendo il romanzo ho capito che parlava della mia esperienza”. Ford si riferisce alla sua giovinezza nella New York anni ’70, periodo in cui ha scoperto e ha imparato a venire a patti con la sua omosessualità. Quindi, questo A Single Man è un lavoro molto personale, che però ha condiviso in maniera quasi simbiotica con Firth: “il fatto che Tom si fidasse di me per una cosa così personale, mi ha fatto capire che stavamo condividendo questa creazione. […] Bisogna tradire l’originale, per rendere personale un adattamento. Il personaggio di George nasce dunque da tre persone, [Isherwood, Tom Ford e me]”.
Curiosamente, Goode ha una volta per tutte ammesso l’omosessualità di Adrian Veidt, il suo personaggio in Watchmen: “ho girato una sorta di trilogia gay. Prima ho fatto il Charles di Ritorno a Brideshead, ambiguamente gay. Poi ho fatto Adrian Veidt in Watchmen, meno ambiguamente gay. E ora Jim, che è totalmente gay!”.
Il boato con cui il cast è stato accolto è un presagio di quello che il film potrebbe strappare se la giuria condividerà l’entusiasta opinione della stampa. Credevo che il nome di Lebanon fosse già impresso a fuoco sul Leone d’Oro, invece la gara è più aperta che mai.