Regia: Sam Raimi
Cast: Alison Marion Lohman, Justin Long, David Paymer, Jessica Lucas, Lorna Raver, Dileep Rao
Durata: 90 minuti
Anno: 2009
Capita raramente di avere la precisa percezione di essere di fronte al capolavoro dell’anno già prima che il film sia finito e ancora più raro è che quando il film poi arrivi davvero alla sua chiusura questa sia degna delle premesse.
Drag Me To Hell non solo è uno dei più bei film stagionali (difficilmente sarà superato se non dall’annuale capolavoro Pixar) ma è anche uno dei migliori di Sam Raimi stesso se non il migliore, avanti anche rispetto agli ormai venerabili tre episodi di La Casa.
Raffinato, semplice, terrorizzante, divertente, cinefilo, professionale, amatoriale, serie A e serie B al tempo stesso, l’ultimo film del regista di Spiderman è il divertissment di un regista abile e tecnico, un uomo che padroneggia ogni singolo elemento della messa in scena e che quando decide di divertirsi fa divertire tutti.
Letteralmente Raimi “parla” con i suoi movimenti di macchina (basta pensare a come la muove nella scena della mosca sul volto) e riesce a dire le cose più difficili (la scena con l’incudine, un gioiello di umorismo al limite della parodia), lasciando che le parole in bocca ai protagonisti raccontino solo della trama, invero molto asciutta.
Nonostante sia stata da sempre la cifra del suo cinema in Drag Me To Hell la fusione tra horror e commedia è perfetta e portata a livelli mai toccati prima. Senza mai nemmeno sfiorare l’idea di parodia Raimi riesce a girare due film in uno o meglio un film in cui ad ogni segno corrispondono sistematicamente più significati che oscillano tra il serio e il faceto, riuscendo a far ridere sempre il pubblico con il film e mai del film (nonostante ad un altro regista con la medesima sceneggiatura sarebbe sicuramente capitato).
La raffinatezza con cui riesce a raccontare il passato della protagonista in due parole, suggerendo un mondo di complessità e lotte continue, il forte rigore morale dell’idea della trama, la durata compressa (sia in termini di svolgimento che di durata del film) tipica da serie B, le infinite idee di messa in scena che sembrano non esaurire mai il loro potenziale evocativo e la ragionevolezza di una chiusura adeguata a tutta l’idea di fondo dell’opera sono solo alcuni degli elementi sorprendenti anche per Raimi. I contenutisti saranno accontentati e i formalisti andranno in visibilio.
E’ vero horror? Si può ridere ed avere paura al tempo stesso o è qualcosa di differente? Qui le altre critiche