Focaccia Blues, la recensione in anteprima

Pubblicato il 06 aprile 2009 di Gabriele Niola

Regia: Nico Cirasola
Attori: Dante Marmone, Luca Cirasola, Tiziana Schiavarelli, Lino Banfi, Michele Placido, Renzo Arbore, Eric Jozsef, Nichi Vendola
Durata: 78 minuti
Anno: 2009

Si può fare un documentario di finzione a partire dal fatto di cronaca vero, accaduto ad Altamura in Puglia più di 10 anni fa, di una focacceria che apre accanto ad un McDonald’s e lo costringe a chiudere? Si, e viene anche bene.

Focaccia Blues fa leva molto sulla filosofia Slow Food, su un blando sentimento anti-globalizzazione (ma poi i singoli franchise McDonald’s non sono di proprietà di imprenditori italiani locali?) e sul nazionalismo culinario nostrano, che è uno dei sentimenti più potenti nel nostro paese, per raccontare la storia del piccolo che vince sul grande grazie al cuore e alla tradizione. La forza però non è tanto in questo racconto, che ha il solo compito di conquistare in un attimo le grazie dello spettatore, ma più che altro in una fattura eccellente che riesce ad andare ben oltre l’idea della focaccia che sconfigge l’hamburger.

Il documentario unisce il racconto di ciò che successe a diverse interviste a gente del luogo (calzolai, fabbri, panettieri, macellai, pasticceri…) sul tema del senso di aprire un McDonald’s ad Altamura con una ministoria allegorica di un americano che arrivato in paese tenta di conquistare una bella locale e viene sconfitto dal potere della focaccia e dall’autenticità del prodotto (e del maschio) pugliese.

Di tutto ciò la cosa veramente bella è l’umorismo sottile, come esso è condotto, e quello che riesce a trapelare dalle molte interviste. Gente del luogo, commercianti ma anche famiglie, che parlando dell’arrivo e della dipartita del fast food americano lasciano trapelare un’incapacità di confrontarsi con la modernità disarmante.
A partire dai vocaboli utilizzati a sproposito e in maniera vacua, dalle locuzioni imprevedibili, dai racconti fuori dal tempo e dall’immaginario, ogni cosa ha quel sapore di locale e inesportabile (nonostante una parte a New York).
Il senso di morte che aleggia su questo mondo fatto di tradizioni e di resistenza ad ogni tipo di modernità è però sempre incombente. Il ciabattino è l’ultimo a fare il suo lavoro e il macellaio è il più vecchio di tutt’Italia (certificato!).

Dice bene la direttrice scolastica quando afferma che la globalizzazione è la tematica culturale principale del nostro tempo e sembra invece dire qualcosa di inadeguato quando afferma che solo essendo altamurani si può essere anche “mondiali”, poichè il McDonald’s accanto al focacceria ha dovuto chiudere, non era possibile che ci fosse spazio per l’uno e per l’altro insieme.

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