Cinema Universale D’Essai, la recensione in anteprima

Pubblicato il 05 marzo 2009 di Gabriele Niola

Regia: Federico Micali
Durata: 73 minuti
Anno: 2008

Tra gli anni ’60-’70 e ’80 è esistita a Firenze una realtà locale eppure universale (per fare il verso al nome stesso del cinema in questione) che era il cinema Universale d’Essai, un luogo che è andato negli anni ben oltre il concetto di sala per la visione di film, arrivando ad essere di volta in volta luogo d’aggregazione, laboratorio politico, piazza al chiuso, centro sociale, sala da concerto ecc. ecc. senza mai cambiare la propria natura di cinema.

All’Universale, raccontano i protagonisti intervistati nell’omonimo documentario di Federico Micali, i film si commentavano ad alta voce, si urlavano improperi, insulti, battute, si tiravano oggetti sullo schermo, si facevano scherzi e si entrava di straforo. Ad un certo punto il proprietario mise un buttafuori, un uomo agli arresti domiciliari che cacciava a pedate gli abusivi e li riempiva di ceffoni ma che dopo un po’ ha cominciato a far entrare la gente sottobanco in cambio di un prezzo inferiore a quello del biglietto. Una volta all’Universale è anche entrato uno con un vespa. Ha fatto il giro della sala ed è uscito.

In tutto questo passavano film straordinari e popolari, roba d’essai e roba anche erotica. C’era di tutto e tutto veniva visto anche più volte. Il senso dei film spesso usciva stravolto dal commento dei presenti e spesso non si capiva nulla di quello che dicessero i personaggi. Durante i film concerto si cantava e durante The Rocky Horror Picture Show si tirava il riso durante la scena del matrimonio.
Era insomma una fruizione di cinema simile a quella dell’era del muto: goliardica, di massa nel senso più popolare, che aggregava a vedere i film di Bergman i fabbri con gli studenti politicizzati.

Durante Fuga Per La Vittoria la partita finale non era mai tra nazisti e alleati ma siccome gli uni avevano una maglia vagamente bianconera e sottomettevano gli altri, la partita era diventata ufficialmente tra Juventus e Fiorentina. Con relativi cori.
All’Universale c’erano retrospettive di continuo ma anche film richiesti dal pubblico e questi spesso erano i più complessi, che poi venivano accolti da lancio degli oggetti senza che però questo significasse un mancato apprezzamento.

All’inizio degli anni ’90 il cinema Universale ha chiuso. Ha fatto il suo tempo come tante cose ma il racconto di quel mondo che, prima ancora che vivere diversamente il cinema viveva diversamente la città con i suoi luoghi, che si riversava in piazza come luogo d’aggregazione e che andava al cinema perchè non c’era altro da fare, è un viaggio affascinante (e a tratti esilarante) di un modo diverso di intendere la fruizione culturale.

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