Hotel Bau, la recensione in anteprima

Pubblicato il 12 febbraio 2009 di Gabriele Niola

Hotel Bau Poster ItaliaRegia: Thor Freudenthal
Cast: Emma Roberts, Jake T. Austin, Kyla Alissa Pratt, Troy Gentile
Durata: 100 minuti
Anno: 2009

Già all’epoca dell’uscita di Beverly Hills Chihuahua era stato necessario mettere sul chi va là gli spettatori per un film indirizzato ad alcune specifiche categorie (amanti dei cani, bambini, amanti degli effetti speciali). In questo caso i possibili fruitori dell’opera si riducono ancora di più ai soli bambini e amanti dei cani.

Non ci sono cani parlanti. E questo è male. Almeno i cani parlanti hanno bisogno di una sceneggiatura che supplisca alle carenze attoriali, Hotel Bau invece. No. Tutto ruota attorno a due bambini orfani ma grandicelli (16 e 11 anni) che viaggiano di affidamento in affidamento, scapestrati ma di buon cuore e sfortunati con le famiglie che li prendono.
La loro passione sono i cani e per salvarli dal canile si ficcheranno più volte nei guai con i loro “simpatici amici a quattro zampe”.

Sia chiaro: non è che il cinema per ragazzi o per bambini sia brutto cinema. In molti, moltissimi casi può essere stupendo e valido quanto quello più alto. Ma non si tratta di questo caso.
Qui siamo di fronte ad una sceneggiatura sulla quale sono stati già fatti 1.000 film che non è stata cambiata di una virgola prima di arrivare sul set e subire quelle 2-3 modifiche dovute alle esigenze dei tempi e dei budget del film.
Personalmente considererei un insulto la definizione “cinema per famiglie” se avessi una famiglia. E a chi mi chiedesse perchè mostrerei questo film.

E’ per stomaci forti Hotel Bau, che fin dal titolo palesa la sua essenza. Già dal titolo è difficilmente digeribile, ma se si ha il coraggio di andare avanti ed affrontarlo si scoprirà come ogni minuto contiene una sfida a continuare e vedere quello successivo.
Ogni volta la pazienza dello spettatore e la sua sopportazione dello smielato, del buonista e del banale è messa a dura prova, fino a che finalmente verso tre quarti non sopraggiunge un certo torpore, quasi una forma anestetica di incoscienza che impedisce all’opera di fare altri danni spegnendo totalmente il cervello. E da lì è tutta in discesa fino alla fine.

Ti è piaciuto? Sul serio? Non lo dici solo per fare il bastian contrario ma hai delle argomentazioni reali? In questo caso non puoi non scrivere per bene perchè in una mini recensione qui.

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