Regia: Vadim Perelman
Cast: Uma Thurman, Evan Rachel Wood, Eva Amurri, Brett Cullen
Durata: 90 minuti
Anno: 2008
Giocando con le linee temporali Davanti Agli Occhi racconta di un evento traumatico e delle sue conseguenze, di come si conviva con il dolore e delle scelte umane. Alla fine l’idea rimane comunque di raccontare le vite interrotte o quantomeno la possibilità che si interrompano (dunque la morte nel senso di “interruzione della vita”) e Vadim Perelman lo vuole fare cercando di spiazzare lo spettatore, fornendogli degli indizi per comprendere la struttura del film e poi regolarmente mostrandogli che le ipotesi che ha costruito sono erronee fino al finale risolutore.
Due amiche adolescenti prendono parte loro malgrado alla terribile strage compiuta nel loro liceo da un compagno di scuola che, armato di mitra, irrompe sparando con fredda e metodica lucidità. Il momento in cui le due ragazze si trovano di fronte alla canna del mitra senza sapere cosa succederà (se sparerà o no e se sparerà ad entrambe) è proposto più volte mentre il film procede avanti e indietro nel tempo (o almeno così sembra) tra la vita delle ragazze prima della strage e la vita di una sopravvissuta a 15 anni dall’evento. Chi sia la sopravvissuta e cosa sia successo alle ragazze rimane un mistero fino alla fine, anche se per molti può rimanere un mistero anche dopo la fine del film data la difficoltà della ricostruzione (ma può venire in aiuto il titolo italiano e ancora di più quello straniero: Life Before Her Eyes).
In realtà poco importa ricostruire con dovizia di particolari i diversi tasselli del film. I due filoni temporali sono chiari: uno più legato alla realtà (quello delle ragazze) e uno più metaforico (quello della sopravvissuta).
Ma nella decostruzione generale del racconto sembra perdersi il senso della storia. Ad un certo punto si smarriscono proprio le coordinate fondamentali non dell’intreccio ma del carattere dei personaggi. Non tanto quindi chi faccia cosa e quando, ma perchè avvengano certe cose e quali motivazioni le sottendano.
Davanti Agli Occhi a fronte di tanto impegno e tanto lavoro raccoglie molto poco e a tratti annoia, tutto concentrato com’è sulle sue allegorie floreali, le sue metafore (il rapporto madre figlia) e la sua ricerca di una dimensione universale del racconto di una strage.
Dispiace dover tirare fuori il precedente più illustre in materia di stragi adolescenziali, cioè Elephant (perchè si tratta di un paragone ingiusto), ma, ferme restando le velleità alte, il film di Gus Van Sant non perde mai d’occhio ciò che succede sullo schermo e il fine ultimo di ogni film: creare significato a partire da una storia.