Watching the Watchmen – parte 2

Watching the Watchmen – parte 2

Di Marco Triolo

Bentornati/e, cari/e lettori/lettrici! E’ stato un parto, ma alla fine ce l’abbiamo fatta! Benvenuti ad un nuovo capitolo del nostro approfondimento sul graphic novel Watchmen. Se vi siete persi la prima parte, la trovate QUI. Oggi parleremo del concetto di “realtà parallela”, in particolare applicato a Watchmen. Mi scuso per aver fatto attendere tanto coloro che stavano aspettando questa seconda parte, ma alla fine siete stati ripagati!

Veniamo al dunque: il concetto di universo parallelo è qualcosa di connaturato ai comics americani da ormai interi decenni. A un livello più superficiale, si tratta di un espediente narrativo che può dare infiniti spunti per infinite storie: è l’idea alla base del “what if”, il “cosa sarebbe successo se”, ad esempio, Batman fosse nato nell’Ottocento e avesse combattuto Jack lo Squartatore (Gotham by Gaslight), o se Superman fosse caduto in Russia anziché in America (Superman: Red Son).

A esplorare questi universi narrativi in maniera più approfondita ci ha pensato la DC Comics che, molto più della rivale Marvel, ha basato buona parte delle storyline sulla co-esistenza di diverse Terre alternative, ciascuna caratterizzata da versioni differenti (vecchie, giovani ecc.) dei suoi character di punta. Il tutto è culminato nel mega-crossover in 12 numeri Crisi sulle terre infinite, che negli anni ottanta ha azzerato la continuity della DC, semplificando un universo ormai troppo ingarbugliato.

Ad un livello un po’ più profondo, è però necessario notare come l’idea stessa della realtà alternativa sia in effetti alla base di tutti i mondi fantastici dei comics. Nel senso che, se prendiamo ad esempio il Marvel Universe, noteremo come le gesta dei supereroi siano ambientate in una città reale come New York, con però delle piccole differenze nello skyline – la presenza del Baxter Building dei Fantastici 4, del Daily Bugle, oppure ancora della Stark Tower – che la rendono “parallela” a quella del nostro mondo. Questo concetto è ancora più evidente nei fumetti DC, dove addirittura esistono città come Gotham City e Metropolis.

L’idea di esplorare cosa succederebbe realisticamente in un mondo molto simile al nostro, ma in cui esistono esseri con superpoteri, è nata con Watchmen ma è stata introiettata da tutta l’industria dei comics americana, e ha dato origine al recente crossover Marvel Civil War, in cui si fanno strada toni più cinici e disincantati, contaminati dalle paure dell’America post-11 settembre. Quindi è sempre più centrale il confronto tra le realtà: se negli anni sessanta i fumetti erano solo evasione, oggi sono un commento sul reale tanto più efficace quanto più si discosta dalla pura aderenza alla storia, per dipingere scenari estremi ma forse non troppo implausibili, parlando non solo del nostro presente, ma soprattutto del futuro verso cui potremmo dirigerci. E, in un mondo in cui la ricerca genetica ci avvicina sempre di più a Dio, è così improbabile pensare a quello che succederebbe qualora dei super-soldati calcassero davvero la Terra? Come dovremmo regolamentare i loro poteri? Questa è appunto la premessa di Civil War, degna della migliore science-fiction.

Impossibile non citare, infine, lo stesso Wanted di Mark Millar. Il plot del fumetto è completamente diverso da quello dell’omonimo film: dove nella pellicola di Bekmambetov abbiamo una confraternita di killer, nella serie a fumetti troviamo invece un’associazione mondiale di supercriminali che, negli anni ottanta (notare il parallelo con Watchmen) ha sconfitto tutti i supereroi e ha fatto dimenticare la cosa al mondo intero, tuttora governato a livello occulto dai supervillains.

Ma da dove nasce il concetto di universo parallelo?

Nella scienza

La teoria dell’esistenza di più universi, “conviventi” con il nostro, nasce ovviamente nella scienza, ed in particolare nella cosmologia. Una delle teorie più note è quella dell’universo a bolle (Bubble theory) secondo la quale da un universo “genitore” potrebbero formarsi altri universi più piccoli, che si originerebbero nella “schiuma quantistica” – descrizione delle turbolenze spazio-temporali nelle distanze subatomiche – che ribolle a causa di fluttuazioni di energia. Le fluttuazioni possono creare bolle e wormhole, e possono essere più o meno grandi. Se la fluttuazione non è molto grande, si forma un piccolo universo con vita breve. Se invece misura oltre un certo livello critico, può favorire la formazione di un materia e strutture galattiche a grandissima scala.

Secondo la teoria di Hugh Everett III, invece, tutti gli universi costituenti il multiverso sono strutturalmente identici, e possiedono le stesse leggi fisiche e le stesse costanti fondamentali. Gli universi paralleli non sarebbero però, sempre secondo Everett, comunicanti tra loro, cioè non ci può essere passaggio di informazioni, anche se c’è la possibilità che tra di loro esercitino un’azione reciproca. Secondo il fisico Lee Smolin, al contrario, da ogni buco nero nascerebbe un universo parallelo.

Infine, vale la pena di citare la teoria delle stringhe, secondo la quale il multiverso sarebbe costituito da “membrane”. La materia sarebbe composta da minuscole corde vibranti in uno spazio di 11 dimensioni (10+1), dunque 7 in più rispetto alle 3+1 a noi note – ossia le tre dimensioni spaziali più quella temporale. Le stringhe di materia potrebbero dunque essere aggregate a membrane 3D (o più), immerse in uno spazio più ampio (iperspazio). Ogni membrana sarebbe un universo distinto, e secondo alcuni scienziati potrebbe essere stato proprio lo scontro tra due membrane ad originare il Big Bang e dunque il nostro universo.

Dunque, un sacco di belle teorie, ma ovviamente nessuna che postuli l’esistenza di realtà alternative pressoché identiche alla nostra, o terre parallele con infinite versioni di noi stessi. Qui entriamo nel reame della finzione…

Nella fiction

Asgard, la dimora degli Asi, nella rappresentazione classica di scuola Marvel

L’Uomo ha fantasticato sull’esistenza di mondi paralleli sin dai tempi antichi. Basti pensare ad Asgard o all’Olimpo, le dimore degli dei nordici e greci, oppure al racconto “Le avventure di Bulukiya” ne Le mille e una notte, dove il protagonista scopre l’esistenza di mondi simili ma diversi dal suo. Nella letteratura moderna, esempi significativi sono Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, oppure Le cronache di Narnia di C.S. Lewis. Questi ultimi sono degli ottimi esempi di come il filone delle realtà parallele dia possibilità virtualmente infinite di spaziare con l’immaginazione: si può infatti esplorare l’idea di un mondo terribilmente simile al nostro, ma con piccole differenze che lo rendono interessante ai fini della narrazione, oppure universi totalmente estranei alle nostre leggi, sia culturali che fisiche, che semplicemente co-esistono con il nostro mondo in piani diversi, accessibili tramite porte o passaggi dimensionali.

Sempre nell’universo Marvel ricordiamo le dimensioni mistiche di cui è a guardia il Dottor Strange, oppure ancora quelle fisiche che circondano il nostro mondo e che sono regolarmente oggetto di esplorazione e rifugio di alieni malvagi sulle pagine di Fantastic Four.

Annihilus, un simpatico supercriminale della Zona Negativa più volte incontrato dai Fantastici 4

La realtà parallela di Watchmen

Nel graphic novel di Watchmen la realtà, come ci viene presentata, differisce per pochi ma fondamentali particolari dalla nostra. Le differenze le dobbiamo, in sostanza, all’esistenza dei giustizieri mascherati, e in particolare del “superuomo americano” Dr. Manhattan. La sua sola presenza, con tutto il carico di potere e quindi di timore che si porta appresso, è stata sufficiente a imporre al mondo una sorta di pax romana: la paura di una rappresaglia da parte di un vero e proprio Dio in Terra non può che scoraggiare qualsiasi attacco militare.

Tuttavia, l’escalation nucleare e la guerra fredda continuano, alimentate proprio dalla strapotenza e dalla strafottenza degli USA, che si sentono intoccabili. Grazie a Manhattan, hanno vinto la guerra del Vietnam e soprattutto Nixon, non essendo caduto nello scandalo Watergate, ha potuto cambiare le leggi per prolungare la sua presidenza.

La presenza di Manhattan, dunque, è ciò che più di tutto ha portato ai cambiamenti rispetto alla nostra linea temporale, come detto: non solo per la sua funzione di forza equilibratrice, ma anche per il suo genio super-umano. Manhattan è stato in grado, da solo, di far avanzare la scienza e la tecnologia di almeno 50 anni, ben oltre il livello raggiunto negli anni ottanta, e oltre anche il livello tecnologico di oggi. Nelle tavole di Watchmen, fanno capolino aeronavi, veicoli elettrici – e, al posto degli idranti, mini stazioni di rifornimento agli angoli delle strade – e vengono citati centri di studio sui portali extra-dimensionali. Il superuomo arriva anche ad influenzare – e qui sta il genio e l’occhio di Moore e Gibbons per i particolari – la moda: dopo averlo visto addosso a Manhattan durante una conferenza, tutta l’america vuole lo smoking doppio petto!

Ecco che l’idea – davvero benvenuta rispetto alle precedenti stesure dello script – di ambientare le vicende del film negli eighties, non intacca le possibilità espressive. Non del nostro vero passato si tratta, infatti, ma di un passato tutto nuovo, dove ogni cosa può accadere e cambiare radicalmente un futuro che non è scritto, perché non è il nostro futuro. Chapeau a Moore, Gibbons e, sulla fiducia, anche a Snyder.

Nei prossimi due appuntamenti, parleremo dei temi portanti di Watchmen, dall’apocalisse all’iconografia, dall’esistenzialismo alla simmetria. Restate sintonizzati!

Un po’ di link utili:
trailer
videogame
poster

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